1 Pietro 4:16
ma se uno soffre come cristiano… Cristiani, con la “C” maiuscola, la sostanza della vera fede. In questo testo compare per la terza volta, la parola Cristiano, una parola tra le tante che, per un uso eccessivo, ha perso il suo vero significato; molto distante da ciò che intendevano gli abitanti di Antiochia quando per la prima volta chiamarono Cristiani, Paolo, Barnaba ed altri discepoli.
Questa parola oggi definisce la religione di intere popolazioni, la collocazione geografica, la loro cultura; è una definizione dalla portata mondiale, ma se ne è perso il vero significato rispetto all’individuo. “cristiano” significa letteralmente: “che appartiene al partito di Cristo“
Essere cristiano significa essere simile a Cristo, seguirLo in tutto e per tutto, significa vivere come Lui, permettere che la persona di Cristo trasparisca dalla nostra vita, inequivocabilmente, allo stesso modo in cui i religiosi di allora riconobbero che gli apostoli Pietro e Giovanni, benché popolani senza istruzione, erano stati con Gesù Atti 4:13… che gli era successo? La loro vita era stata cambiata, Gesù era al centro. Essi appartenevano veramente a Cristo; erano completamente cristiani nella parola e nei fatti. Cristo, stava al centro delle loro conversazioni perché Egli era al centro della loro vita. Non solo parlavano, essi si comportavano di conseguenza. Non solo essi volevano parlare di Cristo, ma volevano vivere per Lui. Essi conformavano la loro vita all’immagine di Cristo, e questo era evidente a tutti coloro che li osservavano… ma se uno soffre come cristiano non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome. Probabilmente questo termine fu dato come dispregiativo, umiliante, forse venivano derisi, ”questi parlano solo di Cristo, i cristiani” ma che bello oggi, quando ci osservano e possono dire di noi questi sono veramente cristiani.
Non fu facile per Pietro e Giovanni predicare Cristo con franchezza a quella folla che poco tempo prima aveva crocifisso il Signore; stavano prendendo decisioni diverse dalla massa, andavano “controcorrente”, umanamente avevano fatto una scelta scomoda, senza compromessi con “l’andazzo del mondo”. Dire “seguo Gesù” era rischiare la vita.
Ma quali sono, oggi, le scelte che determinano la nostra vita di Cristiani, con la “C” maiuscola ?
Portare il nome di Cristiano è una scelta scomoda, equivale dire “ho lo stesso stile di Gesù”
La scelta scomoda della rinuncia: Filippesi 2:7 ci parla della scelta di Gesù che lasciò la gloria del cielo per divenire come uno di noi: “Annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini”. Il Signore lasciò la Sua gloria, un mondo perfetto per entrare in uno ostile; rinunciò alla gioia perfetta che godeva per protendersi verso un mondo dove avrebbe offerto il calice della sofferenza, e dato la Sua vita. Una scelta scomoda di rinuncia… è scritto “Essendo ricco, s’è fatto povero per amor vostro” 2 Corinzi 8:9;
Assumiamo noi la stessa attitudine del Signore? prendiamo individualmente la stessa decisione di sottometterci a Dio? di non voler primeggiare, di manifestare umiltà nella nostra vita quotidiana? Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Sappiamo che, per almeno tre volte, Gesù avverti i discepoli che la Sua missione si sarebbe conclusa in tragedia e trionfo, allo stesso tempo; parlò loro delle accuse infamanti, dei tradimenti, dolori, della morte e della risurrezione; sofferenze, prove, che ci identificano con Cristo… come quel fuoco che divampa in mezzo a voi come per provarvi, ma di questo ci vogliamo rallegrare, partecipiamo alle stesse sofferenze di Cristo… ma se uno soffre come cristiano… Nel Getsemani, Gesù affrontò il momento più duro prima della Sua crocifissione: i discepoli dormivano mentre Egli cercava la consolazione del Padre, invocava il Suo aiuto.
Noi avremmo “gettato la spugna”, non ce l’avremmo proprio fatta, ma Gesù scelse di andare avanti “Abba, Padre! ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Ma pure, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” Marco 14:36 sottomettendosi alla Sua volontà, arrendendosi al Suo volere. La scelta scomoda della rinuncia alla volontà di Dio… ” Filippesi 2:5
La scelta scomoda dell’ubbidienza: nella giovinezza di Gesù non troviamo molto nella Scrittura “Gesù cresceva in sapienza e in statura e in grazia” Luca2:52
Famiglia: Non riusciamo ad immaginarLo un adolescente scontroso e scalpitante, un giovane ribelle pronto ad andare “in un paese lontano a spendere tutti i suoi beni”.
Lo stile di Gesù è, anche in questo aspetto! Ubbidiente ai genitori e ubbidiente alla volontà del Padre nell’adempiere la Sua Volontà! Nel mondo: A noi, indubbiamente, piace circondarci di buoni amici, di intraprendere relazioni personali dalle quali trarre, perché no, anche qualche vantaggio. Anche in questo Gesù ci insegna quali decisioni prendere a riguardo. Lo vediamo insieme ai comuni peccatori essere battezzato nel fiume Giordano; Lo sentiamo predicare messaggi tutt’altro che volti a favorire il Suo successo personale – l’esempio del Sermone sul Monte. Non Lo vediamo seduto ai primi posti nelle Sinagoghe, anzi ne viene allontanato in malo modo. Non Lo vediamo frequentare le regge dei potenti, ma percorrere le strade della Palestina accompagnato da pubblicani, gente comune, malati e bisognosi che in Lui hanno trovato salvezza, redenzione, guarigione. I discepoli ? la lista degli stretti collaboratori del Maestro: grandi predicatori, organizzatori, eccellenti teologi, trascinatori di folle, campioni di fede!?!… Avremmo fatto anche noi la stessa scelta fatta da Gesù per circondarci di persone che avrebbero dovuto accompagnarci per tre anni di servizio tra l’ostilità di tutti? Noi forse no, ma Gesù sì!
Gesù lo ha fatto perché le Sue scelte non sono mai state ispirate da un criterio che tenesse conto dell’apparenza delle persone. Egli era consapevole della mancanza d’istruzione, ma conosceva i sentimenti, la disponibilità; un “materiale grezzo” che si sarebbe lasciato plasmare dal Signore. Messaggio; i religiosi contemporanei di Gesù spendevano ore per discutere sulle più elaborate interpretazioni della Legge giudaica, si affannavano in complesse cerimonie formali, prive di ogni valore spirituale, Gesù sceglie di annunciare il più semplice e, allo stesso tempo, efficace dei messaggi: “Ravvedetevi, il Regno di Dio è giunto fino a voi! Perdonate affinché siate perdonati, prendete la vostra croce e seguitemi, chi ha sete venga a Me e beva dell’acqua della vita…!”. Il messaggio di Gesù era semplice, diretto, efficace – difatti non è mai stato invitato a predicare in grandi conferenze mondiali. Tutto sommato il Suo messaggio era scomodo! La scelta scomoda dell’ubbidienza, nella famiglia, nel mondo, negli amici, nel modo di parlare…
La scelta scomoda della croce: Gesù, come ultima scelta, decise di deporre la propria vita Giovanni 10:18 Non la considerò cosa di cui potesse assolutamente privarsi, non pensò di escogitare un modo per evitare di prendere questa ulteriore e dolorosa decisione. No, ma guardò invece alla “gioia che gli era posta dinanzi”, sprezzando l’infamia, sopportando gli insulti, gli sputi, le provocazioni.
Cristo Gesù scelse ancora una volta per il nostro bene, sapeva che: “se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, porta molto frutto… e che dirò? Padre, salvami da quest’ora! Ma è per questo che sono venuto incontro a quest’ora. Padre, glorifica il tuo nome” Giovanni 12:24,27 . Questa era indubbiamente la somma di tutte le scelte scomode compiute in precedenza.
I chiodi della croce erano il segno del Suo arrendimento assoluto, l’abbandono del Padre il dolore più lacerante, il peccato che Egli portava per noi il peso più gravoso. Ma questa ultima scelta di Cristo era la più grande delle Sue vittorie, il prologo della Sua risurrezione, il trionfo della Sua umiliazione.
Portare il nome di cristiano è una scelta scomoda, perché si partecipa alle stesse sofferenze di Cristo. Scelte scomode che non provengono dalla mente (infatti, spesso apparentemente non sono logiche); non sorgono dalle emozioni (sono scelte che non fanno sentire bene, anzi producono in noi un profondo disagio) non sono dettate dall’orgoglio (molto spesso non sono popolari, comuni). I Cristiani con la “C” maiuscola, devono saper prendere queste decisioni, compiere queste scelte, spesso impopolari, tutt’altro che coerenti col “senso comune” e che non cercano il sostegno delle nostre sensazioni. Sono scelte che provengono dal profondo dell’anima nostra, guidate dallo Spinto Santo, confermate dalla Parola di Dio, che ci presenta la volontà del Padre alla quale dobbiamo incondizionatamente ubbidire, senza compromessi.
Le nostre scelte determineranno il tipo di cristianesimo che vivremo. Cristo ha un Suo stile, e noi?