Raccomandazione giusta

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Giovanni 5:1-16

Trovare “la raccomandazione giusta” la “persona giuste”, soprattutto se buona, onesta, intelligente, saggia e di fiducia, è molto importante. Non è tanto quello che “si può ricavare”, ma per la buona influenza che esercitano su di noi. La “raccomandazione giusta”, più importante ed influente che potremmo mai conoscere ed avere rapporto è il Signore e Salvatore Gesù Cristo, perché Egli è l’unico che ci possa veramente “raccomandare” presso Dio.

Statistica: Secondo una ricerca del Censis del 2014, il 25% degli italiani chiede raccomandazioni. Un articolo dal titolo: “La logica clientelare che trasforma un diritto in un favore” dice: Ma alla fine, ognuno pensa a sé e cerca di salvarsi come può. (…) Un italiano su quattro ha confessato di essersi rivolto a un politico per ottenere la soluzione di un problema (…). Le cause che più recentemente portano i nostri connazionali a “baciare le mani” sono molteplici: si chiedono favori a questo o a quel politico di turno per tutto. Dall’ottenere un ricovero in ospedale (6,1%) alle preghiere per trovare un lavoro a un figlio o a un parente (5,2%), in particolar modo nel Nord Est e nel Centro. Si idolatrano per accelerare la pratica della pensione (3,5%), nel Centro Sud, o addirittura per iscrivere il figlio a scuola (3,2%). Nelle grandi metropoli la conoscenza diretta di politici e funzionari comunali agevola i meccanismi clientelari (27,7%). Negli agglomerati urbani con meno cinquemila abitanti, per garantire i diritti sul posto di lavoro spesso non si va dal sindacato, ma al sindaco di turno (8,4%). Lo stesso meccanismo clientelare va in scena per ottenere un ricovero; fino a 100 mila abitanti, ci si rivolge agli amministratori locali per avere un aiuto a trovare un impiego (7,7%)”.
Nel racconto evangelico di Giovanni, abbiamo letto di un uomo privo di risorse, non conosceva “la raccomandazione giusta” influente, che avrebbero potuto risolvere la sua difficile situazione. Ecco perché la sua vita era miserevole. Non conosceva nessuno “che contasse qualcosa” e, in ogni caso, nessuno di fatto si occupava di lui. Lui stesso non contava nulla agli occhi della società, anzi, non era una “persona produttiva”. Era solo, in fondo, “un peso per la società”. Quell’uomo non era importante e nessuno ce ne avrebbe ricavato nulla ad essergli amico. Era, infatti, malato gravemente da ben 38 anni di una malattia cronica ed ora aveva ormai perduto ogni speranza di trovare aiuto per poter guarire. Ma Gesù arriva sempre al momento giusto! Dopo queste cose, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme” (1). le feste erano e sono un opportunità per incontrare gente e condividere la Parola di Dio; e non a caso sceglie… 2 – 3

Nel posto giusto: la “Porta delle pecore”, Betesda, che vuol dire casa o luogo di misericordia non può essere solo un fatto accidentale, un caso. É la scelta di Gesù, e la nostra? Molto spesso cerchiamo il nostro benessere, divertimento, li mi trovo a mio agio e vado, li non mi piace, ma forse proprio dove non vuoi andare c’è un paralitico che aspetta una mano stesa, in ospedale come nelle strade, nelle case di riposo, un anziano nella sua solitudine, un barbone lungo la strada ecc

Ci sono persone che, se possono, evitano di entrare in un ospedale. Per paura o per non vedere il triste spettacolo della sofferenza, non vogliono pensare a malattie, dolore, invecchiamento, morte… Non possiamo, però, nasconderci dalla realtà, le persone sofferenti hanno bisogno della nostra solidarietà. Gesù, un giorno ci accoglierà così Matteo 25:34-36. Il profeta Isaia aveva scritto: “Noi tutti come pecore eravamo erranti, (Isaia 53:6,7)… Presso quella porta vi era una piscina, una grande vasca d’acqua. Acqua corrente pulita era essenziale per una grande città ed essa era stata largamente provveduta per Gerusalemme. Quella particolare piscina, probabilmente, era pure usata per lavare gli animali che erano così preparati per i sacrifici. Che grande valore simbolico essa aveva per molti che erano afflitti da malattie ed invalidità, gente che si recava presso quella piscina per implorare l’intervento di Dio a loro favore. Difatti non era insolito, in quel luogo, per qualcuno, avere forti esperienze di guarigione. Intorno a quella piscina erano stati costruiti dei portici sotto i quali si raccoglieva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici che intensamente pregavano Dio con fede ed aspettavano che Egli intervenisse a loro favore guarendoli. C’era gente che testimoniava di essere guarita immergendosi in quella piscina 4 Gesù mentre sale verso Gerusalemme, si ferma nel posto di sofferenza trasformandolo in un posto di misericordia.

il paralitico però è li in attesa di raccomandazione..

La raccomandazione giusta : Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L’infermo rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me»” “Vuoi essere guarito?”. È come se gli avesse chiesto: “Hai ancora speranza?”. Evidentemente si recava ormai presso quella piscina per abitudine, completamente rassegnato, scoraggiato, senza speranza; soffriva non solo a causa della sua malattia, ma anche per la mancanza di solidarietà ed egoismo degli altri, persino dei suoi compagni nella sofferenza. «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me»” . Potrebbe essere che anche tu hai perso ogni speranza di vedere la tua situazione cambiare, continui a pregare “per inerzia” senza credere che Dio possa fare qualcosa per te. È esattamente quando quest’uomo perde ogni speranza nelle altre persone, che Gesù subentra e gli viene incontro, la Sua misericordia, prende l’iniziativa e lo incontra con il Suo potere di guarigione. «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». all’istante, prese il lettuccio e si mise a camminare” (8,9) qualunque sia la tua situazione, cambia sempre per il meglio quando incontriamo Gesù, o meglio, quando Gesù viene incontro a noi. Gesù è un “fattore decisivo”, l’incontro più significativo che mai potremmo fare nella nostra vita. LA RACCOMANDAZIONE GIUSTA; Egli trasforma le sofferenze dandoci la certezza di una misericordiosa salvezza dalle conseguenze dei nostri peccati – anche se non siamo spesso disposti ad ammetterlo – perché i nostri peccati sono altrettanto reali e dolorosi come la malattia di quell’uomo, e ci affliggono da lungo tempo. Dice la Bibbia “Egli (Gesù significato del suo nome) salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:21).

Gesù è la nostra raccomandazione presso il Padre… .

Quest’uomo sofferente e privo di risorse che giaceva presso la piscina di Betesda, aveva sperimentato che il rapporto più significativo ed importante che mai avrebbe potuto avere nella sua vita era quello con il Signore e Salvatore Gesù Cristo.

. Aveva imparato che non poteva completamente fidarsi della gente, nemmeno dei suoi compagni nella sofferenza. Ci possono essere eccezioni, ma spesso è così.

. Non poteva fidarsi delle istituzioni religiose. Perché vediamo che i leader religiosi, invece di rallegrarsi e di lodare Dio per quel che era avvenuto presso la piscina di Betesda, sembrano interessarsi soltanto del fatto che Gesù e lo stesso infermo guarito, secondo loro, avevano infranto la legge divina che regolava il Sabato, o meglio, trasgredito la loro interpretazione del Sabato. Non dovrebbe essere così, ma purtroppo spesso è il caso.

. Non poteva affidarsi alle storie che si sentivano sul potere miracoloso di certe piscine…

Aveva imparato che poteva fidarsi solo di Gesù, perché solo Gesù è “la raccomandazione giusta” per lui, che ci riconcilia con Dio e ci rende “persone giuste”, Salmi 130:7 O Israele, spera nel SIGNORE, poiché presso il SIGNORE è la misericordia e la redenzione abbonda presso di lui.

Colui che ristabilisce una “connessione stabile” con Dio, la quale scaturisce, per grazia Sua, in una vita integra ed eterna.

Hai bisogno di raccomandazione? Vieni a Gesù !

 

Porteranno ancora frutto nella vecchiaia

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Salmo 92:14

La natura dell’uomo decade, ma la grazia prospera. Ecco l’importanza del progresso spirituale, la maturità cristiana nell’ambito della propria famiglia e della propria comunità.
Come il nostro corpo ha bisogno di esercizio e di un sano nutrimento per avere un equo sviluppo, così anche la nuova creatura che è in noi ha bisogno di elementi spirituali per rimanere salda nella grazia e portare frutto anche nella vecchiaia
Proverbi 16:31 “I capelli bianchi sono una corona d’onore; la si trova sulla via della giustizia”. La nuova vita in Cristo, manifesta il frutto dello Spirito Santo, in tutte le età. Gesù: “L’albero si conosce dai suoi frutti”; il frutto prodotto dimostra che sta realmente vivendo in Cristo e per Cristo. Siamo stati scelti, chiamati e costituiti per portare frutto “Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni”.
Il Regno di Dio è dato a coloro che lo faranno fruttare
Matteo 21:43Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti”. Un albero, non solo cresce verso l’alto in maniera appariscente, ma affonda le sue radici nella terra dalla quale prenderà gli elementi necessari per vivere. Allo stesso modo, il credente cresce verso l’alto, perché tende verso Cristo, affondando le sue “radici nella profondità della Parola di Dio” ne consegue il frutto.

A volte, come il profeta Asaf, ci soffermiamo a considerare la prosperità dell’empio, dimentichiamo che dura per “un istante” Salmo 92:7,14 … il Salmista non paragona il giusto all’erba caduca, ma all’albero robusto che vive sia durante la siccità estiva sia nelle tempeste invernali e continua a crescere di stagione in stagione. Questi alberi di giustizia, sono piantati nella casa dell’Eterno, sono belli e fioriscono nei cortili del nostro Dio, sono memoriali viventi per annunziare che l’Eterno è giusto Salmo 92:13-15 . Il frutto si vede e chi è figlio di Dio, sarà notato per il suo frutto.

Il segreto: Come può portare un albero sempre del frutto?

Abbiamo accennato, quanto sia importante per un albero estendere le sue radici nella terra, alla ricerca dell’acqua e di quelle sostanze necessarie al suo sviluppo. Il profeta Ezechiele 47:12 Presso il torrente, sulle sue rive, da un lato e dall’altro, crescerà ogni specie d’alberi fruttiferi le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento. Il torrente procedeva dalla dimora o santuario di Dio. Affondiamo le “nostre radici” nel fiume glorioso della Parola di Dio potente a generare fede, a farci crescere in modo armonioso ed è potente a purificarci Efesini 5:25-27Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile”.
Il segreto è che ogni credente deve essere come un albero piantato presso i rivi d’acqua. Salmo 1:1-6
Quando le foglie non appassiscono, l’albero è in buona salute, perciò, anche se l’età avanza per tutti, andiamo avanti perché il segreto della forza del credente risiede nel Signore. Le nostre foglie non appassiranno e il nostro frutto sarà permanente perché in Dio abbiamo riposto la nostra speranza
Beate sono quelle comunità che possono contare sulla saggezza degli anziani.
Quando a un albero s’invecchiano i rami, se il tronco è sano, è possibile innestare sul tronco lo stesso frutto o un altro compatibile: col tempo si vedrà rifiorire e porterà un frutto nuovo e abbondante. Così deve essere per ogni anziano credente: egli sarà d’aiuto e di conforto a tutta la Chiesa.

Il privilegio Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti...
Tante sono le difficoltà: la stanchezza, le tentazioni da superare, il decadimento delle facoltà mentali, le difficoltà della deambulazione, l’abbassamento dell’udito, patologie correlate all’età.
Che esempio di fede è il credente anziano che continua ad avere il privilegio di portare frutto Anche se le sue facoltà intellettive si sono ridotte, la presenza di Dio con gli anni è cresciuta in lui perché non ha dimenticato il suo Dio. Ecclesiaste 12:3-10
Possiamo dunque affermare che anche se le forze ci abbandonano lentamente e si vede svigorire il corpo, l’interiore va rinnovandosi alla gloria di Dio
2Corinzi 4:16Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno”. Caleb aveva 85 anni e nonostante l’età avanzata pretendeva le promesse di Dio. Il suo segreto non risiedeva nella forza dei suoi muscoli, ma nella consapevolezza che il Signore sarebbe stato con lui. Caleb appare, nella sua luminosità, come un uomo coraggioso e un gran campione di fede, degno di essere imitato. Egli portò frutto fino alla fine.

Si racconta che un giorno chiesero al famoso predicatore Londinese Spurgeon il “segreto del suo successo ministeriale”. Egli si limitò ad aprire una tenda dove un gruppo di ottantenni pregava per lui, in una stanzetta, mentre egli predicava la Parola. 


Come
custodire il nostro frutto fino alla venuta del Signore o fino al giorno in cui Egli ci chiamerà?
Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio”. Paolo dice avanti con l’età: Ho combattuto il buon combattimento, ho finita la corsa, ho serbata la fede, del rimanente mi è riservata la corona… Una lotta dura e faticosa ma che porterà alla corona della vita. Curiosità!
L’aquila è l’animale che riesce a vivere più a lungo tra quelli della sua specie. A volte riesce addirittura a vivere 70 anni, ma non per caso. Quando arriva intorno ai 40 anni deve prendere una decisione seria e molto difficile. A 40 anni, le sue unghie sono incallite e fragili e non riesce più ad afferrare la propria preda dalla quale essa ha il proprio nutrimento. Il suo becco lungo e appuntito si è ormai piegato nel corso degli anni, indirizzandosi verso il suo petto. Le ali si sono invecchiate e appesantite. Insomma, via via, volare le diventa difficile. È un’aquila vecchia! L’aquila ha davanti a sé due alternative: morire oppure affrontare un processo molto doloroso di rinnovamento che dura all’incirca 150 giorni. Per sopravvivere, l’aquila dovrà trovare un nuovo nido, nell’alto di una montagna, dove sia ben riparata e non abbia più bisogno di volare. Una volta trovato questo posto, l’aquila comincia a sbattere il proprio becco vicino alla roccia finché riesce a farlo cadere, poi dovrà aspettare pazientemente che le ricresca e con esso si strapperà le sue vecchie unghie. Quando nasceranno le nuove unghie, comincerà a spogliarsi di ogni piuma vecchia. Solo dopo cinque mesi l’aquila è pronta per spiccare un nuovo volo. Attraverso questo processo di rinnovamento, potrà vivere altri 30 anni! Coraggio fratelli e sorelle (Si un giorno ancora sol nel dolor poi volerò alleluia sul nel ciel dal buon Gesù) rinnovati dallo Spirito Santo e acquistare nuove forze
Isaia 40:31Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze…
Lo Spirito Santo per mezzo della Parola rigenera (
1Pietro 1:23), purifica (Efesini 5:26), nutre (1Pietro 2:2), libera (Giovanni 8:32), preserva dal male (Salmo 119:11), illumina (Salmo 119:105)

La ricchezza del frutto: Vita santificata. Senza questa maturità nessuno vedrà il Signore.

La potenza del frutto: Testimonianza autentica. Talvolta la testimonianza è carente. Ricordiamoci che i fatti parlano molto di più delle parole. Il mondo è stanco di parole: vuole vedere nel credente, indipendentemente dalla sua età, l’opera di Cristo che: “Prima fece e poi insegnò”.
La natura del frutto: Il carattere della nuova vita in Cristo. Ogni giorno lo Spirito ci modella protendendoci verso la perfezione e liberandoci dalle opere della carne.
L’ultima stagione della vita è una ricchezza e non una povertà, si acquista il suo pieno e definitivo valore. Con l’aiuto del Signore continuiamo a combattere: ci aspetta la corona della vita…

Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti...
Caro fratello, cara sorella, fai tuo l’invito del Signore Gesù
Apocalisse 2:10Sii fedele fino alla fine ed io ti darò la corona della vita”.

SE DIO VUOLE…

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Giacomo 4:13-17

Se Dio vuole!… chi fa progetti senza Dio è uno stolto, dice la Parola di Dio; progettare, pianificare, organizzarci, è nostra responsabile, ma escludere Dio da i nostri piani è un po’ come dice il proverbio italiano: “Fare i conti senza l’oste”. Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce…

La nostra vita un “vapore”, per un momento solo e poi si dilegua, siamo in transito.

Dio solo conosce il futuro, perché l’ha determinato. Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest’altro”. Sì, “Se Dio vuole”.

I veri cristiani sottomettono i loro piani alla signoria di Cristo. Lo stolto, invece, si illude.

C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte” Proverbi 16:25

Che cos’è infatti la vostra vita? Dio ci ha donato la vita, siamo un capolavoro del Signore. La nostra esistenza sia al livello fisico, mentale, emotivo e spirituale rimane ancora per tantissimi aspetti un mistero complesso, ma allo stesso tempo una realtà affascinante. Pensiamo un attimo al corpo umano con i suoi molteplici meccanismi armonizzati fra loro in modo preciso. Come le cose più banali che facciamo senza che ce ne accorgiamo sono, se pensiamo, un’impresa non indifferente, un’elaborazione di tutto di noi.
Il cuore batte 103.680 volte al giorno. Respiriamo 23.000 volte, inspirando circa 13.5 m³ di aria al giorno. Usiamo 750 muscoli giornalmente. Il nostro sangue circola per tutto il corpo in 23 secondi coprendo una distanza di circa 96,560 km. Creati a immagine di Dio, non frutto del caso, ma a motivo di una volontà divina, formati dalla polvere della terra soffiando in noi il Suo alito vitale e siamo diventati un’anima vivente.
Già al momento del concepimento Dio presiede lo sviluppo e formazione dell’embrione secondo le regole della procreazione che Lui stesso ha stabilito. Salmo 139:13-16; Salmo 8. “Siamo stati fatti in modo stupendo, siamo il capolavoro di Dio!

Detto questo, consideriamo 5 punti della nostra vita:

 La nostra vita è incerta: Giacomo parla di vapore, invisibile e di poca durata. Possiamo paragonare l’idea di vapore anche a ciò che l’uomo crede sia importante nella vita, cioè, il successo, i piaceri, le ricchezze, anch’essi sono fragili e come un vapore scompaiono. Solo l’uomo arrogante nega il pensiero dell’eternità che Dio ha messo nel cuore di ognuno, e si dedica semplicemente alle cose di questa terra illudendo se stesso, la nostra esistenza è sotto il suo controllo. Siamo convinti di andare e venire, trafficare e accumulare senza considerare per un attimo l’opinione, il parere, la volontà di Dio, che per lui probabilmente non esiste e se ci fosse secondo lui non potrebbe fargli né del bene e né del male.
Dio ci aiuti a comprendere quanto sia vulnerabile la nostra vita, a volte anche molto breve. Salmo 39:4-6. Non dire io farò e io andrò, ricordati sei solo un vapore, i tuoi giorni sono nelle mani di Dio.

La vita è anche una realtà eterna: Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo»; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Dovreste dire invece: «Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest’altro» Esistono cose che si vedono ma anche cose che non si vedono. Le prime durano per un tempo, ma le altre per l’eternità. Verrà il momento quando il tempo cesserà per tutti gli uomini e dovremo passare nella dimensione dell’eternità. Sarà un’eternità insieme a Gesù? Una volta passati nell’eternità non si potrà più tornare nel tempo per cambiare le cose, come uno entra nell’eternità così rimane. Luca 16:19-31. Mentre abbiamo tempo dobbiamo con una scelta personale e individuale, determinare dove spenderemo l’eternità. Oggi!

La nostra vita è un bersaglio dell’avversario: Il diavolo, che è un leone ruggente, cerca chi può divorare. Usa tutti i metodi possibili per turbare l’uomo.
A volte è influente nel ritardare le decisioni degli uomini per la salvezza; egli acceca le menti, volendo velare la verità dell’Evangelo. È bravo nel seminare discordie e portare via ciò che è stato seminato dalla Parola. Utilizza le seduzioni e le persecuzioni per assalire la vita dei figli di Dio.
L’anima nostra è un campo di battaglia, Satana, l’avversario, cerca di attrarre l’adorazione degli uomini su di sé, e trascinare l’uomo con lui all’inferno.
Attenzione alla sua abilità, è l’accusatore dei nostri fratelli, colui che giorno e notte ci accusava davanti al nostro Dio. Ma grazie a Dio che ci ha provveduto un Salvatore che ci preserva e protegge da ogni accusa, Egli garantisce per noi è il nostro avvocato difensore! La nostra vittoria sta nel resistere il diavolo ed egli fuggirà, sta nell’arrendere la propria vita a Gesù, consegnare a Lui il governo, dimorare nel suo riparo, vivere nella verità della Sua Parola e saremo così sicuri alla Sua ombra.

La vita è preziosa, è di un valore inestimabile: La Bibbia dice che vale più: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Matteo 6
La salvezza dell’anima ha più valore di tutto il mondo messo insieme Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? Matteo 16:26
La vita è così preziosa che Gesù ha dato la Sua vita per riscattare la nostra. Tu sei prezioso agli occhi Suoi.

La vita è un’opportunità: Se Dio vuole! Approfittiamo del tempo che ci è concesso per accogliere Cristo come il nostro Salvatore, per metterci in salvo, al riparo… ma la vita è anche un’opportunità di fare del bene, servire il Signore.
Giacomo scrive a delle persone che sembrano di avere un solo pensiero, quello di accumulare ricchezze, cercare sempre più comodità, benessere. Ma Dio vuole dare ancora un’opportunità esortando: Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.
Sai fare il bene? Certamente, Dio questo vuole da te, la vita di oggi spendila per il Signore è un’opportunità: giovane lasciati usare da Dio, sorella o fratello senti il peso verso i ragazzi e i bambini per inculcare loro le vie del Signore, sei disposto a visitare gli ammalati, servire alle mense, dedicarsi alla manutenzione dell’edificio della chiesa e a dei lavori pratici per il buon andamento della comunità, all’evangelizzazione, sicuramente c’è chi vuole umilmente parlare ad altri del Signore, vedere amici, parenti e vicini salvati. Non c’è più tempo per spendere seguendo i piaceri vani della vita Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce; approfitta dell’opportunità

Il Signore Gesù parla chiaro a chi, invece si comporta da stolto, escludendo Dio dalla sua vita. “La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: “Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?” E disse: “Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: ‘Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?”. Saremo noi altrettanto stolti dell’uomo di cui qui Gesù parla?

L’amore non fallisce mai

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1Pietro 4:7-8

La fine di tutte le cose è vicina; è il pensiero dominante nella terza ed ultima parte dell’Epistola, dove sono presentati i doveri dei cristiani come membri della chiesa difronte l’avvicinarsi la fine. Pietro vive nell’aspettazione della fine prossima dell’attuale ordine di cose, fine determinata dalla venuta di Cristo e seguita dal giudizio, non fissa date, perché i tempi ed i momenti non sono rivelati all’uomo, ma esorta e spinge i fedeli a compier l’opera affidata ad ognuno, mentre ne hanno il tempo; moderati e sobri, dedicati alla preghiera; Gesù insegna Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo. preghiere di adorazione, di umiliazione, di rendimento di grazie, di supplicazione; preghiere per soggetti; individuali e collettive; a Dio in ogni tempo. “Pregando in ogni tempo, scrive Paolo, per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni.

Ma.. Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri un comando, un’ordine gli uni gli altri

GESÙ Più di una volta, nei Suoi ultimi insegnamenti esorta e ricorda loro il bisogno di ‘amarsi gli uni gli altri’. Giovanni 13:34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Giovanni 13:35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri». Giovanni 15:12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Giovanni 15:13 Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. 15:17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. L’apostolo Pietro, che quella sera era presente, capì il punto e sottolineò l’importanza dell’amore.

amore intenso”: Cosa significa? Molti pensano che l’amore sia un sentimento che nasce spontaneamente. (se è bene se no…) Ma Pietro non parlava di amore in senso generico: si riferiva alla più alta forma di amore. La parola “amore” in 1Pietro 4:8 traduce il termine greco agàpe. Questo termine indica l’amore altruistico guidato o governato da un principio.Si può comandare di mostrare amore agàpe perché tale amore non è primariamente un’emozione, ma un atto della volontà che spinge ad agire”. Abbiamo, purtroppo ereditato la tendenza all’egoismo, abbiamo bisogno che ci venga ricordata la necessità di amarci gli uni gli altri, e di farlo in conformità ai principi divini. Questo non significa che dobbiamo amarci gli uni gli altri per semplice senso del dovere.

L’amore agàpe non è privo di calore e sentimento, ma è “intenso “esteso”, amore gli uni per gli altri”, tale amore richiede sforzo. “Fa pensare a un atleta che tende al massimo i muscoli facendo appello a tutte le energie rimaste per tagliare il traguardo”. (corsa) Il nostro amore, quindi, non deve essere manifestato solo quando ci fa comodo o essere rivolto a pochi eletti. L’amore cristiano richiede che ‘estendiamo’ il nostro cuore, mostrando amore anche quando può essere difficile farlo.

Perché questo? Per almeno tre motivi.

1 “perché l’amore è da Dio”. 1 Giovanni 4:7 Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio; ci basta? la Fonte di questa tenera qualità, ci amò per primo.Da questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché ottenessimo la vita per mezzo di lui”. . Come dovremmo reagire dinanzi a questa suprema espressione dell’amore di Dio? Giovanni dice: “Se Dio ci amò così, anche noi abbiamo l’obbligo di amarci gli uni gli altri” Giovanni dice: “Se Dio ci amò così”. Non dice semplicemente “ti amò”, ma “ci amò”. Il punto è questo: Se Dio ama i nostri compagni di fede, dobbiamo amarli anche noi.

2 la fine di ogni cosa si è avvicinata”. 1 Pietro 4:7 “tempi difficili”. Le condizioni mondiali, le calamità, opposizione, difficoltà. In circostanze difficili abbiamo bisogno di stringerci di più gli uni agli altri. L’intenso amore ci unirà saldamente e ci spingerà ad ‘avere cura gli uni degli altri’.

3 ‘dare o lasciare posto al Diavolo’, affinché non approfitti della situazione. Satana è astuto, attento a usare l’imperfezione, le debolezze, i difetti e gli errori dei nostri fratelli di fede per farci inciampare. Ci allontaneremo dalla chiesa a causa di una frase infelice o di uno sgarbo? No se abbiamo intenso amore gli uni per gli altri! Tale amore ci aiuta a mantenere la pace e a servire Dio unitamente, Allora io trasformerò le labbra dei popoli in labbra pure, affinché tutti invochino il nome del SIGNORE, per servirlo di comune accordo. Sofonia 3:9

Come possiamo dimostrare di amare intenso L’amore va manifestato prima di tutto in casa. Gesù disse che i suoi veri seguaci si sarebbero riconosciuti dall’amore che avrebbero avuto fra loro. L’amore dev’essere evidente non solo, nella famiglia, sia fra coniugi che fra genitori e figli, ma e soprattutto nella chiesa! Non basta provare amore per i familiari: bisogna esprimerlo in modi concreti. Lasciando le considerazioni d’amore tra moglie e marito e genitori e figli, fondamentali vediamo il comunitario

L’amore ci fa passare sopra anche alle mancanze altrui. amore intenso gli uni per gli altri”, “Perché l’amore copre una moltitudine di peccati”. ‘Coprire’ i peccati non significa nascondere peccati gravi. Non è affatto amorevole né scritturale lasciare che chi commette peccati gravi continui a fare del male a persone innocenti, ma nella maggioranza dei casi i torti commessi dai nostri fratelli di fede sono relativamente piccoli, banali, sciocchi. Tutti a volte diciamo o facciamo qualcosa di sbagliato, deludendo altri o addirittura ferendoli. Dovremmo affrettarci a mettere in piazza le mancanze altrui? Questo creerebbe solo attriti nella chiesa. Se ci lasciamo guidare dall’amore, non ‘paleseremo le mancanze’ di un fratello di fede. Come l’intonaco e la vernice coprono i difetti di un muro, così l’amore copre i difetti degli altri. Proverbi 17:9 Chi copre gli sbagli si procura amore, ma chi sempre vi torna su, disunisce…

L’amore ci spingerà ad aiutare chi è veramente nel bisogno. Mostrando amore in tutti questi modi, rafforziamo il vincolo che ci unisce in questi ultimi giorni. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione.

L’amore ci spinge a trasmettere ad altri la buona notizia del Regno di Dio. Molti sono spiritualmente trascurati e sviati e non hanno speranza. Se, come Gesù, diventiamo più sensibili ai bisogni spirituali di coloro che ancora non conoscono il vero Dio, saremo spinti dall’amore e dalla compassione a trasmettere loro la buona notizia del Regno di Dio.

La fine di ogni cosa si è avvicinata” Pietro fece precedere il suo consiglio di avere amore gli uni per gli altri dalle parole: “La fine di ogni cosa si è avvicinata”. Presto Gesù ritornerà! Perciò questo non è il tempo di prendersela comoda. Gesù avvertì: “Prestate attenzione a voi stessi affinché i vostri cuori non siano aggravati dalla preoccupazione nel mangiare e nel bere e dalle ansietà della vita e quel giorno non piombi all’improvviso su di voi come un laccio”. Luca 21:34,35 Facciamo quindi tutto il possibile per ‘essere vigilanti’, avendo ben chiaro in mente dove ci troviamo nel corso del tempo. Stiamo in guardia contro tutte le tentazioni di Satana che potrebbero sviarci. Non permettiamo mai che questo mondo freddo e spietato ci impedisca di mostrare amore gli uni per gli altri. Soprattutto, accostiamoci sempre più al vero Dio La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati. altre traduzioni dicono che dobbiamo amarci gli uni gli altri “sinceramente”, “profondamente” o “ardentemente”.

La fine di ogni cosa si è avvicinata, senza questo sentimento di amore gli uni per gli atri, non varcheremo la porta, è necessario uno sforzo, perché l’amore è da Dio, la mia preghiera è Signore rivestimi del tuo amore, non per quelli che già voglio bene, ma verso coloro che è difficile farlo, col Tuo aiuto amerò come Tu hai amato me, mentre ero lontano peccatore Tu sei morto per me e io voglio essere pronto a dare la mia vita per il mio fratello.

È anche la tua?

il sordomuto

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Marco 7:31-37

Vedere, udire, sentire con il tatto, odorare, gustare… sono i cinque sensi che ci permettono di percepire il mondo circostante e con lui interagire. Aggiungendo la nostra capacità di comunicare attraverso la parola e i gesti, la sensibilità che ci permette di intuire stati d’animo, situazioni e necessità, la capacità di intendere ed apprezzare la bellezza, l’armonia, la bontà e la giustizia. Ultima, ma non meno importante, è quella capacità che ci permette di essere sensibili alla presenza di Dio, di intendere ciò che Egli di Sé stesso ci rivela attraverso le Sue opere e Parola, come pure di stabilire e coltivare un rapporto con Lui. A causa però della corruzione della natura umana, ciascuno di noi soffre di mancanze più o meno grandi in una o più di queste capacità, fino a giungere all’assenza di queste funzioni. Diventa un handicap che impedisce a molti di non avere quella pienezza di vita con Dio. Ma in Gesù c’è speranza; come dice il profeta Isaia 35:5,6 Egli, risanando cuori, menti, anime, e sensi d’uomini, donne e bambini, ridando la vita a chi l’aveva perduta, annunciava e confermava il compimento della speranze. Nel testo notiamo delle caratteristiche che non dobbiamo lasciarci sfuggire.

Il sordomuto:“…gli presentarono un sordo che parlava a stento, pregandolo di imporgli le mani“. Persone compassionevoli portano a Gesù un uomo che soffre a causa di un handicap, un sordo; piene di fiduciosa speranza. Forse nato sordo e non avendo avuto modelli di linguaggio udibile, non aveva mai sviluppato una corretta capacità di parlare. Il sordomutismo è una malattia diffusa ancora oggi. La situazione del sordo assume per noi un valore spirituale che va oltre la sordità fisica; è la condizione comune prima di incontrare Cristo, essere sordi nei riguardi della Parola di Dio. Dio parla, ma l’uomo non l’intende, non comprende l’importanza che esso ha per la sua stessa vita. Ha ascoltato forse più volte il messaggio, ma la voce gli è passata sopra non penetrare nella mente. L’orecchio era presente, ma i collegamenti con la mente erano impediti e il messaggio non ha avuto effetto; mentre altri accolgono il messaggio di grazia, con commozione e riconoscenza, in lui o lei orecchie chiuse; sordi all’insegnamento, alle indicazioni, agli avvertimenti ed alle esortazioni. Fratelli, amici, parlano, incoraggiano ma è una lingua straniera incomprensibile o almeno non abbastanza comprensibile, è sorda, in più, non avendo mai fatto esperienza della grazia di Dio, è come muta.

Non sa parlare… “nulla da dire” “nothing to say”

Gesù può guarire: “Egli, condottolo in disparte, lontano dalla folla, gli mise le dita negli orecchi e, dopo aver sputato, gli toccò la lingua”. Gesti strani… prendiamone l’insegnamento: in disparte. Gesù separa sempre – in qualche modo – coloro che Egli chiama con la Sua grazia, dal resto del mondo. “sano individualismo cristiano” passatemi il termine; non è una convenzione sociale, folle, spettacoli, tutti giù o tutti su. Gesù chiama singolarmente, vuole stabilire e coltivare un rapporto individuale, intimo. Benché la fede è vissuta nella dimensione sociale, prende forza nella comunione privata… è il mio rapporto personale con il Signore e Salvatore Gesù Cristo. La stessa parola “chiesa” significa quelli che sono “usciti fuori” dalla massa per stare con Gesù. Le dita di Gesù. rappresentano l’esercizio del potere di Gesù. Nella Bibbia si parla del “dito di Dio” che opera meraviglie, che scrive la Sua legge su tavole di pietra, Gesù scaccia i demoni… col dito di Dio, il regno di Dio è dunque giunto fino a voi” Luca 11:20; “Il dito” di Dio in Gesù rimuove l’ostruzione dell’udito spirituale, è l’artefice della creazione e della nuova creazione che dona un nuovo udito. La saliva di Gesù… la cosa può forse lasciarci disgustati… ma anche questo è significativo. Non basta infatti “sentire parlare” delle potenza dell’opera di Cristo. E’ necessario che vengano applicate a noi, applicate specificatamente al nostro caso, lì dove risiede il nostro problema. Per questo dobbiamo aprire il nostro cuore e lasciare che Cristo operi in noi in modo specifico. Lo sguardo di Gesù. “Alzati gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: Effata, che vuol dire: Apriti!”. Gesù alza gli occhi al cielo per indicare quale sia la fonte della Sua autorità, vale a dire Dio Padre. Giacomo 1:17; Dov’è la fonte di tutto ciò che di meglio desideriamo per la nostra vita? Il sospiro di Gesù. E’ il sospiro della sua compassione per la tristezza della condizione umana, che Egli è venuto a sanare. E’ il sospiro sconsolato davanti alla durezza del cuore umano, all’ingiustizia e prevaricazioni degli uomini, alla loro incoscienza, stupidità ed insensibilità, il sospiro di chi come Gesù è sensibile e attento mentre nota e osserva, che tutto questo nulla sembra importare. Il comando di Gesù. Apriti“! E’ il comando pieno di forza ed autorevolezza dopo di che il cuore umano si apre per dare veramente ascolto alle cose dette dal Signore. Atti 16:14. Quando Dio interviene pure l’orecchio si apre e si dispone ad imparare ad essere discepolo di Gesù.

Risultato: “E subito gli si aprirono gli orecchi si sciolse il nodo della sua lingua e parlava distintamenteAl comando di Cristo l’opera della creazione viene rinnovata, tutto ciò che il Signore compie, risulta “molto buono”: il parlare di quel sordomuto ora è chiaro. Allo stesso modo coloro che vengono aperte le orecchie e la cui favella spirituale è sciolta, dicono con chiarezza ciò che hanno visto, udito e toccato, dell’opera di Dio sulla loro anima. Sono stati liberati dall’impurità della loro natura, della corruzione del loro cuore, della gravità del loro peccato. Hanno ricevuto per grazia guarigione, perdono, giustizia e salvezza eterna; in una parola, ora essi possono parlare apertamente dell’amore di Dio, della gloria ed eccellenza di Cristo, della loro fede e speranza in Lui, del loro amore verso di Lui e dell’opera dello Spirito di Santo a tal punto che“Gesù ordinò loro di non dirlo a nessuno; ma quanto più lo vietava loro, tanto più essi lo divulgavano”. Si, viene “sciolta la lingua” ma una cosi grande gioia non si può trattenere. Gesù non poteva contenere l’entusiasmo della folla. Allo stesso modo coloro che hanno ricevuta la grazia di Dio, coloro che hanno conosciuto Cristo da vicino e che hanno fatta una vera esperienza delle cose di Dio, non possono fare a meno di parlarne. Sono come il vino nuovo spumeggiante che fa esplodere le bottiglie nuove. Davanti alla folla festante di Gerusalemme, Gesù aveva detto: “Io vi dico che se costoro tacessero, griderebbero le pietre” (Luca 19:40). “E, pieni di stupore, dicevano: Egli ha fatto bene ogni cosa: egli fa udire i sordi e parlare i muti!” Tutte le Sue opere miracolose, tutto ciò che Egli aveva fatto dall’eternità, tutte le promesse e benedizioni, tutto ciò che Cristo ha fatto nel tempo e nell’eternità, è fatto bene. Egli l’ha compiuta bene ed a fondo e ha dato questa grazia anche a te.

Le capacità dei nostri sensi di interagire con l’ambiente in cui viviamo, con gli altri, e soprattutto con Dio, è uno dei meravigliosi doni che Dio ha fatto alle sue creature umane. A causa della corruzione del peccato, ci portiamo dietro infermità ed handicap che frustrano le nostre potenzialità. Se il tuo orecchio è attento e sensibile, il tuo parlare è distinto, dai gloria a Dio questa mattina e ringrazialo per la Sua opera, ma se non senti più distintamente la voce di Dio, stenti a parlare, vieni a Gesù per ristabilire le sensibilità rovinate, il senso che ci permette di percepire e di coltivare il prezioso rapporto personale con Dio. Lasciamoci condurre in disparte da Gesù, lasciamo che la forza del suo “dito” ci guarisca e trasformi applicando su di noi la Sua virtù risanatrice.

Al Suo potente comando potremo veramente “aprirci” e veder sciolta la nostra lingua impedita, per magnificare e lodare il Salvatore, per testimoniare al mondo di ciò che Gesù può fare.

Signore fai sorgere un’irrefrenabile carica di esaltare il Tuo Nome!

nulla da dire

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1 Corinzi 9:16-23

è tragico “non aver nulla da dire” soprattutto quando il mandato da parte del Signore Gesù ai Suoi apostoli di ogni tempo e paese è così chiaro e solenne: “Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Mr. 16:15). esemplare la risposta dei primi apostoli: “E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano” (Mr. 16:20). Annunciare l’Evangelo, o evangelizzare, è dovere non solo del pastore, ma anche di ogni cristiano. Evangelizzare significa presentare esplicitamente alla gente la Persona, l’opera e l’insegnamento di Gesù affinché ciascuno si ravveda di come ha condotto fino ad allora la propria vita e si affidi a Lui. Evangelizzare significa presentare la persona di Cristo tanto da far si che – per l’efficacia dello Spirito Santo – uomini, donne e bambini si avvicinino a Dio, crescano spiritualmente in Lui e Lo servano come Signore della loro vita in comunione con la Sua chiesa. …è tragico quando un cristiano “non ha nulla da dire” è un vero tradimento del preciso mandato che il Signore Gesù gli ha affidato. Evangelizzare deve essere attività urgente, primaria ed indiscutibile del cristiano perché il destino temporale ed eterno di ognuno dipende proprio dalla qualità dei propri rapporti con il Signore…

Perché se evangelizzo: Il sentimenti dell’Apostolo; l’urgenza e la serietà dell’evangelizzare… Nessun vanto personale “…se evangelizzo, non debbo vantarmi”, cioè: “…non posso vantarmi di annunziare la parola del Signore”. Paolo era indubbiamente un predicatore di successo. Avrebbe potuto vantarsi di questo. La luce e la conoscenza che aveva dell’Evangelo, la profondità delle sue intuizioni, la libertà d’espressione, la fedeltà e l’integrità, il coraggio e l’audacia che dimostrava nell’adempiere alla sua missione, erano dovuti alla grazia ed assistenza di Dio.                                             Il suo successo era merito dello Spirito di Dio, ma la sua missione non era divertente 2 Co. 11:24-31 In ogni caso – sebbene nessuno di noi debba diventare l’apostolo Paolo, la Scrittura ci esorta a perseguire quei doni di luce e buona conoscenza dell’Evangelo, di profondità nelle intuizioni, di libertà d’espressione, di fedeltà e l’integrità, di coraggio e audacia nell’adempimento della nostra comune missione.                                                     …è tragico quando un cristiano “non ha nulla da dire

La necessità: Notate “Non posso farne a meno” predicare l’Evangelo di Cristo, “poiché necessità me n’è imposta”. Perché “non poteva farne a meno” di evangelizzare? Non perché gli fosse necessario per vivere o perché non sapesse fare altro: aveva già una professione e la sua istruzione superiore gli avrebbe procurato una docenza di prestigio nelle scuole del tempo. Non ne poteva fare a meno non perché vi fosse in qualche modo costretto: nessuno lo faceva più volentieri di lui o più gioiosamente.

Annunciare la Persona e l’opera di Gesù Cristo e chiamare il mondo intero al ravvedimento, alla fede ed all’ubbidienza per lui era una necessità almeno per tre motivi:

Questione di ubbidienza: Paolo aveva ricevuto da Dio stesso una chiamata specifica. Non era una sua propria idea, il frutto di un suo ragionamento. Non ha detto ad un certo punto della sua vita: “Ah, io credo proprio che sarebbe una buona idea andare in giro per il mondo a parlare di Cristo ed a persuadere tutti a diventare cristiani, a farsi battezzare e ad edificare delle chiese...”. Egli ubbidiva semplicemente a un preciso comando del Signore. Egli aveva fiducia che tutto ciò che dice il Signore è vero, buono e giusto per quanto a volte egli non ne capisse subito il senso. Oggi molti tirano sempre fuori un mucchio di scuse quando vedono il comando del Signore a diffondere per il mondo il messaggio evangelico e trovano sempre delle giustificazioni per non doverlo fare (ultimamente sto sentendo le scuse più banali, sciocche, tristi, da bambini) Non stiamo qui ad esaminarle. Se il Signore però ci ha comandato di fare, servire, metterci all’opera noi dobbiamo ubbidirGli, che ci piaccia o no, che lo riteniamo o no opportuno, che siano le nostre giustificazioni per non fare. Se Egli è il nostro Signore, “Non posso farne a meno”, in coscienza lo debbo fare.                        La prima necessità questione di ubbidienza…

Un bisogno umano: Dio gli aveva rivelato il perché di questa missione. La missione cristiana, non era tanto compiere opere di solidarietà sociale, per quanto importanti: Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, accogliere gli stranieri, vestire gli ignudi, visitare gli ammalati, aver compassione dei carcerati… è importante ed evangelico, ma questa non è né l’unica missione del cristiano, né quella primaria! Nella chiesa dei primi tempi c’erano molte urgenze di carattere sociale a cui essa doveva rispondere, L’assistenza sociale non era compito dei pastori. Atti 6:2-4 Compito degli apostoli era ed è quello di mettere a contatto uomini, donne e bambini con la Parola di Dio, avvicinarli a Cristo, perché Dio, tramite la Parola e lo Spirito Santo, vuole – attraverso il ravvedimento e la fede – rigenerare spiritualmente il cuore umano, far si che ogni uomo e di ogni donna diventi interiormente una nuova creatura gradita a Dio e disposta a fare la Sua volontà. “Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi? Romani 10:14 …è tragico quando un cristiano “non ha nulla da dire” ; “Non posso farne a meno”, in coscienza devo evangelizzare. questione di ubbidienza, per rispondere a quello che è il bisogno umano

La responsabilità: “Non posso farne a meno”. Tutto lo obbligava in dovere, amore, e gratitudine, di adempierlo. E noi? P ortare a tutti il messaggio dell’Evangelo, infine, non farlo, quando ci è espressamente comandato da Dio è una manifesta disubbidienza alla volontà del Signore che nessuno pensi rimanga impunita. E’ con timore che Paolo afferma:“…e guai a me, se non evangelizzo!”. Guai se non lo facessi! Non è che, non evangelizzando, tema che Dio, per castigarlo, gli mandi afflizioni, censure, persecuzione, fame e cose di questo genere, perché questi e altri guai capitano di frequente a coloro che predicano l’Evangelo! perché – cosi facendo – tu invadi il campo del Maligno, lo disturbi, gli sottrai delle anime che lui ben vorrebbe tenersi strette! Quali ostacoli! Quali rabbiose reazioni! Gesù l’aveva preannunciato ai suoi discepoli: Giovanni 15:18-20. Questo vi spaventa? Dovrebbe però molto di più spaventarci di non compiere ciò che Dio ci comanda! Ecco perché oltre all’ubbidienza, al bisogno umano, abbiamo la responsabilità… Disubbidire alla precisa volontà di Dio significa non solo ferire la nostra coscienza con giusti sensi di colpa per non fare così il dovere che ci è imposto, ma esporci, trascurando la nostra vocazione e con il disprezzo della volontà divina, all’ira di Dio per sempre! Giona 1:1-4,12… Si, Dio non dà pace al profeta Giona fintanto che egli non adempie al suo mandato di annunciare alla malvagia città di Ninive la condanna che grava su di essa, se essa non si ravvede. Potremmo noi rifiutarci di avvisare la nostra generazione del giudizio che grava su di essa se essa non si ravvede e non si affida al Salvatore Gesù Cristo?                               È nostra responsabilità

L’apostolo è cosciente che a lui è stata un’amministrazione (17). Non è un “hobby” quello che fa, ma un dovere che deve adempiere come servitore del Signore; è pronto ad accettare qualunque cosa pur di “guadagnare a Cristo” (19) il maggior numero di persone e di strapparle da una vita senza senso né prospettiva, è pronto a sopportare ogni cosa e a darmi tutto a tutti pur di diffondere il messaggio dell’Evangelo:“…faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri” (23)

“…e guai a me, se non evangelizzo!”                                                                                            …è tragico quando un cristiano “non ha nulla da dire

Domenica al culto

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Domenica al culto

Salmo 122:1

Mi sono rallegrato quando m’hanno detto: «Andiamo alla casa del SIGNORE»

Lo stato d’animo di un credente che va nella casa del Signore è allegrezza, pace, aspettativa, speranza; il culto domenicale della comunità cristiana quando è rettamente inteso e praticato, è uno spiraglio di aria fresca che il Signore fornisce al Suo popolo affinché “respiri”. Contusi e feriti in un mondo di avidità, egoismo, e di odio, il cristiano anela, desidera riunirsi con altri credenti in chiesa, un luogo dove torna, per così dire, a respirare, per ricevere amore, pace, incoraggiamento, fino al giorno in cui il Signore tornerà. Diversi possono essere gli argomenti esposti dalla predicazione, fatta più o meno bene. Essenziale, però, la predicazione ed il culto, deve essere l’incontro dei cristiani con il loro Signore, un incontro ricercato con gioia e con consapevolezza della sua importanza. Il culto è stato definito come: “L’attiva risposta che i credenti danno a Dio, nel quale essi manifestano quanto Egli sia importante per loro. Il culto non è qualcosa di passivo, ma di partecipato. Il culto non è semplicemente uno stato d’animo, ma una risposta, non tanto un sentimento, ma una dichiarazione”. E’ anche vero che i cristiani rendono ogni giorno il culto che a Dio è dovuto, ma nella Scrittura troviamo come la Domenica sia il giorno speciale, prescritto, stando insieme per essere in comunione fraterna, pregare, celebrare la Cena del Signore e partecipare all’insegnamento degli Apostoli (Atti. 2:42). Quando allora noi ci riuniamo la domenica, il Giorno del Signore (prendiamo una boccata d’aria) ma; che cosa vi dovremmo portare per rendere significativo il culto? Che cosa avete portato oggi al culto? Che cosa porterete domenica prossima? La prima cosa che è importante portare è:

1. Uno spirito volenteroso: Davide, incontrandosi con il Signore nel culto, aveva uno spirito volenteroso. “Io mi sono rallegrato quando mi dissero: “Andiamo alla casa dell’Eterno” (Sl. 122:1). La casa del Signore era il Tempio. Oggi la casa del Signore non è un edificio, ma collettivamente la comunità dei cristiani come pure individualmente il nostro cuore. Davide “si rallegra“, non vede l’ora di avere l’opportunità di convenire al Tempio. Partecipare regolarmente al culto domenicale deve diventare una buona abitudine. Le abitudini possono, è vero, essere negative, se abbiamo lo spirito sbagliato. E’ pure un dovere che prescinde dal fatto se ne abbiamo voglia oppure meno. Esso deve venire prima di qualsiasi altra cosa. Conosco alcuni che si sono impegnati, quasi per giuramento, a non mancare mai al culto domenicale, per loro è una questione di principio. In ogni caso il nostro spirito deve essere quello di Davide: gioia e desiderio intenso. Mi ricordo, appena convertito, non vedevo l’ora che la settimana finisse per potermi riunire nel culto con i miei fratelli e sorelle nella fede, e dovunque mi recavo, la domenica cercavo sempre una comunità cristiana con la quale riunirmi. Era impensabile non andare ad un culto la domenica. Quando siete innamorati, non desiderate forse il momento di stare insieme alla persona amata?Eppure molti non condividevano l’entusiasmo di Davide nell’andare alla Casa del Signore. I sacerdoti del tempo di Malachia (Ma. 1:6,13). “Ah, che fatica!”. Il loro culto era un peso. Quando il nostro atteggiamento si trasforma da “non ne vedo l’ora” a “oh no, non ancora…“, Comincia a declinare spiritualmente la nostra vita; Se siamo fisicamente stanchi, raramente avremo uno spirito volenteroso di rendere a Dio il culto che gli è dovuto. Ricorda il culto non è qualcosa che ci viene fatto, ma qualcosa che noi facciamo. C’è chi si lamenta di non ricevere nulla dal culto. E’ difficile trarne qualcosa se noi stessi non ci portiamo nulla. Come fare a sviluppare uno spirito volenteroso? Il salmo ci indica un atteggiamento: L’anima assetata sarà soddisfatta; l’atteggiamento pieno di aspettative ed entusiasta. Se giungiamo senza il culto deteriora a noia e monotonia. L’unica cosa che avremo fatto è passare un’ora. Il Signore dirà: Matteo 15:8,9. Portate allora con voi uno spirito volenteroso, ma anche…

Un cuore riconciliato: 2 Corinzi 5:18,19 Riconciliazione:”scambiare”, trasformare l’ostilità in pace. Come cristiani siamo stati riconciliati con Dio attraverso Cristo. Quello che un tempo era separazione a causa del peccato, ora è appianato. Come gente riconciliata abbiamo un ministero da assolvere: aiutarci l’un l’altro ad avere un rapporto pacifico con Dio attraverso Cristo. La riconciliazione comincia da casa (qui intesa come Chiesa). Matteo 5:23… Qui c’è qualcuno che ha qualcosa contro di te, e tu lo sai! Prima di andare a rendere a Dio il culto che Gli è dovuto va a riconciliarti con lui. Se non possiamo essere in pace l’uno con l’altro, non abbiamo nulla da offrire. Qualcuno però potrebbe obiettare: “Io non sapevo che essi avessero qualcosa contro di me. Oppure: “Non c’è modo che io mi riconcili con loro, non ne vogliono sentir ragioni“. Questo non può essere una scusa. Gesù esige che noi cerchiamo la riconciliazione, che abbia successo oppure no. Il nostro compito non è farli cambiare, ma considerare la possibilità che prima o poi il loro atteggiamento cambi. Oppure: “Non è il mio problema. Tocca a loro fare il primo passo”. Scusa. Il cristiano, offre la possibilità di riconciliazione e perdono anche se pensa di aver ragione lui, anche se pensa che gli altri non lo meritino. Il cristiano si comporta come Cristo. Ro.12:18; Ef. 4:1-3 “Se uno dice: “Io amo Dio”, e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello” 1 Giovanni 4:20,21 Che cosa avete portato oggi al culto? Che cosa porterete domenica prossima? Uno spirito volenteroso, un cuore riconciliato, perché non portarvi anche…

Mani pure: Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e dispute” (1 Ti. 2:8). Le mani nel culto sono un atteggiamento del corpo e del cuore. Possiamo benissimo alzare le mani mentre preghiamo. Chi ce lo impedisce? Anzi, è quasi prescritto! Alzare le mani è atteggiamento di resa, mani sante, pure sono altresì simbolo di un cuore arreso totalmente a Dio, di una vita completa vissuta come a Lui piace. Le nostre mani però devono essere pulite, sante, pure. Dio ci tiene a che il nostro cuore sia pulito. Sebbene nessuno di noi possa essere senza peccato, Dio esige che noi cerchiamo di essere puliti interiormente di fronte a Lui, se no il nostro culto non sarebbe che una condannabile ipocrisia. “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio” (Mt. 5:8). Certo abbiamo la tendenza a peccare. “Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”. Nostro obiettivo, però, è quello di non permettere che in noi regni la nostra natura peccaminosa. Il peccato ci allontana da Dio; distanzia da Lui . Nel culto ogni lettura e ogni canto, ogni sermone sembra diretto proprio a noi; ci sentiamo a disagio e ce ne teniamo lontani. Che tragedia lontani dalla fonte della vita! Possiamo piegare il nostro orgoglio e perseguire un cuore pulito e santo chiedendo perdono al Signore e la grazia del rinnovamento, alzando mani pure! Non sentirsi a disagio nel culto e nemmeno abbandonarlo, ma… “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. (1 Gv. 1:9-2:2).

Quando cominciamo a tirare fuori scuse per non andare al culto, scegliamo di non “respirare”. Come cristiani abbiamo bisogno l’uno dell’altro, ed abbiamo bisogno del culto comunitario per essere istruiti dalla Parola di Dio. Tre sono le cose che possono rendere completo un culto: uno spirito volenteroso per rallegrarsi veramente di essere alla presenza di Dio; un cuore riconciliato per essere il pace con Dio; mani pure, simbolo di un cuore santificato. Anche il migliore culto che un pastore possa organizzare non avrà effetto alcuno se non vi sono queste caratteristiche in chi ad esso partecipa. Non è il pastore che “fa” il culto: sono i partecipanti a renderlo possibile. Desiderate essere presenti, desiderate stare con i vostri fratelli e sorelle nella fede, desiderate essere a posto con Dio. Senza di questo, il culto è vuoto, arido, triste. Il culto, e il culto comunitario in particolare, è l’aria che ci permette di vivere spiritualmente. E’ più che “andare al culto”, più che un’abitudine, più che un dovere: è un incontro vitale con l’Onnipotente Iddio. Mi sono rallegrato quando m’hanno detto: «Andiamo alla casa del SIGNORE»

Una così grande fede

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Una così grande fede

Luca 7:1-10

Si dice che “la fede può fare miracoli”. Questo può essere vero per tante cose. Però, dalla prospettiva cristiana dipende, dipende da che cosa, o meglio, in Chi riponi la tua fede, e da come la eserciti. Se tu riponi la tua fede nel Salvatore Gesù Cristo, Egli può fare il miracolo che ti aspetti. Il testo in considerazione, mette in rilievo che cosa sia la vera fede, quella fede che Gesù approva e qui troviamo molte caratteristiche di una fede vera e vivente. Il centurione romano aveva sentito parlare di Gesù (3a). Certamente molti altri ne avevano sentito parlare, ma questo non li aveva toccati più di quel tanto… A quest’uomo, invece, “gli si illumina la mente” e giunge ad un senso di reale apprezzamento dell’eccellenza e gloria della Persona di Cristo. Anche oggi, giungere alla fede significa distinguersi da tutti gli altri che di Gesù ne hanno solo “sentito parlare” perché lo Spirito Santo ha operato nelle nostre facoltà naturali per darci quella preziosa fede che ci unisce al Figlio di Dio, unico, degno, e decisivo oggetto di fede. Una “fede qualsiasi” non ci può salvare: è necessaria l’opera dello Spirito Santo. Molti sono indifferenti alla Persona di Gesù Cristo, non si rendono conto di come Gesù sia l’unico nome che sia stato dato per il quale si possa avere salvezza, ritengono che “un nome valga l’altro”. Scrive Paolo: Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio… Gesù è il dono di Dio, per mezzo della fede in Lui otteniamo salvezza. Consideriamo 5 passi di fede dall’esperienza del centurione:

La fede ci unisce a Cristo: Romani 10:17 Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. Il centurione romano “amava la nazione di Israele” (v. 5a), aveva inteso l’importanza della sapienza biblica come Parola di Dio, ed aveva persino sborsato di tasca sua affinché a Capernaum potesse essere eretta una sinagoga, un luogo dove la Parola di Dio potesse essere letta e spiegata (v. 5b), e possiamo immaginare che la frequentasse regolarmente come “simpatizzante” sia pure d’origine pagana, e magari si fosse fatto persino battezzare! Non lo sappiamo, ma di sicuro conosceva la Scrittura, la Persona storica di Gesù, concreta, a Lui si rivolge per il suo servo. Immaginiamo se dicesse: “Io credo in te, ma non mi interessa né cosa dici, né cosa fai, né quello che ti piace o desideri“. Basta che operi, proviamo pure questa! No… Avere fede in Cristo significa essere uniti a Lui, conoscerlo, viverlo, e il segno della nostra unione a Lui è il battesimo inteso come impegno di vita, infatti quando per fede siamo uniti a Cristo ci dichiara “a posto” davanti a Lui (giustificati), ci incamminiamo in un cammino di santità che porterà alla fine alla redenzione, alla vita eterna 1 Corinzi 1:30 unisce e…

La fede porta alla rinuncia di noi stessi: Fintanto che non sorge in noi il senso profondo di essere perduti davanti a Dio e in condizione di bisogno, non potremo mai esercitare quella fede in Cristo che possa sovvenire a quel bisogno. La rinuncia a noi stessi è alleata al ravvedimento. Fede e ravvedimento vanno di pari passo. Ravvedimento significa cambiare opinione sulla nostra presunta bontà e dignità, cambiamento di opinioni su me stesso e sulla verità di Dio. Che cosa fa il centurione romano? Era un ufficiale dell’esercito, della nazione forte e gloriosa, i romani pensavano di “la razza superiore”, di “poter fare in Palestina il bello e il cattivo tempo”. Il centurione romano però rinuncia a questi sentimenti e riconosce la superiorità della fede in Gesù! Vi rendete conto di quanto questo gli possa costare, anche solo in “immagine” davanti ai Romani? Non solo, egli si ritiene persino indegno di avvicinarsi al Signore Gesù! Che dice il testo? (v. 6) Una cosa così è inaudita: fa meraviglia, Gesù stesso si sorprenda di una tale fede. E noi? Come andiamo ad arroganza davanti a Dio? Talvolta ci atteggiamo a finta umiltà, ma non ci abbasseremmo mai ad inginocchiarci a pregare e ad implorare che Dio ci salvi. L’abbiamo mai fatto? La vera fede ci unisce a Cristo, ci porta a rinunciare a noi stessi e…

La fede viva e operante: La vera fede è attiva. Non sta con le mani in mano. Non può esistere una fede “passiva” come non ha alcun senso parlare di “membri di Chiesa passivi“.

Per il centurione romano la sua fede significava amare e prendersi cura anche del suo stesso servo (v. 3b), facendo tutto il possibile per salvarlo. La fede “produce”. Un altro l’avrebbe lasciato morire od ucciso, comprandosene magari uno nuovo… Non il centurione romano! La vera fede si esprime nel culto e nella preghiera, la vera fede “costruisce un’arca”, ubbidisce ai comandi di Dio; ama dell’amore di Cristo; subire l’esilio e la prigione (Giuseppe); confessa “Cristo è il mio Signore”; lotta con i dubbi e confida in Dio; la fede dice: “Quand’anche mi uccidesse, io continuerei a confidare in Lui” Giobbe 13:15. La fede vera ha appetito; divora il libro di Dio e desidera studiare ed approfondire la Bibbia, in ogni modo, perché la vera fede vive secondo la verità rivelata! Giacomo ripudia l’idea che uno possa dire di aver fede senza mostrarne le evidenze. Giac. 2:14-26

La fede è ubbidiente: Fede è “fiduciosa ubbidienza“. L’ubbidienza è il risultato inevitabile della vera fede. Fede ed ubbidienza sono inseparabili. Il centurione romano sa che cosa voglia dire ubbidienza. Dice: (v. 8). riconosce l’autorità di Cristo, e vi si sottomette come farebbe all’imperatore stesso di Roma! Questa è fede! In contrapposizione ad Israele, incredulo, ribelle e disubbidiente, i pagani hanno risposto con fede all’Evangelo di Cristo e sono diventati il popolo ubbidiente di Dio. “La vostra ubbidienza infatti si è divulgata fra tutti; io mi rallegro quindi per voi” Romani 16:19 La vera fede: unisce a Cristo, porta a rinunciare a noi stessi, viva e operante, ubbidiente e…

La fede cresce e matura: progredisce e raggiunge la maturità. Il credente, nella Bibbia, è paragonato ad una nuova creatura che nasce, cresce, si sviluppa e raggiunge la piena maturità. Noi non sappiamo che cosa accade al centurione romano del nostro racconto. Qualcuno lo ha identificato con quello che, sotto la croce di Cristo, professa pienamente la fede in Lui; Matt 27:54 Se è così, la sua fede giunge a compimento davvero nel momento più solenne dell’opera di Cristo! Il credente autentico nutre costantemente la sua fede affinché cresca per poter godere sempre meglio delle benedizioni che in Cristo sono promesse. Si nutre prima di “latte” e poi di “cibo solido” a seconda delle sue “capacità digestive”. Crescere vuol dire forgiare non solo il corpo, ma anche il proprio carattere, per renderlo sempre più all’altezza del modello di Cristo. (Efesini 4:13). Dobbiamo perseverare senza mollare, con l’aiuto di Dio, fino alla fine, sicuri che Egli ci dà le risorse necessarie per giungere a quell’obiettivo; non significa che la nostra salvezza dipenda dalla nostra costanza, altrimenti chi mai ce la farebbe? Ma dipende dalla fedeltà di Dio, “il quale vi confermerà fino alla fine, affinché siate irreprensibili nel giorno del nostro Signore Gesù Cristo. Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore1Cor1:8,9

io ci credo, ho fede, però quando mi “pare e piace” be non funziona così: è un dono di Dio nato da quella rigenerazione interiore che lo Spirito Santo opera e che ci spinge a unirci a Cristo, porta alla rinuncia di noi stessi, è una fede attiva, è ubbidienza a Cristo, e, infine, progredisce e raggiunge la maturità. La fede è un dono meraviglioso. Concludo poi preghiamo…

La Scritture ci parla ancora di fedi grandi e di fedi deboli ed anche poca fede. In effetti, a molti manca quella sicurezza che rende la fede trionfante. A volte abbiamo più fede, altre dubbi, lottiamo, combattiamo, ma già è indicazione di vita. Qualcuno ha detto: “Una fede debole può ricevere un Cristo forte… una fede debole può essere fruttifera: la vite è una pianta molto debole, delicata ma è fruttifera… una fede debole può essere in fase di crescita. Una pianta cresce per gradi… cosi la fede” (Thomas Watson).

Continua a guardare a Cristo, il capo e compitore della nostra fede!

 

Noi non dormiamo come gli altri…

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Noi non dormiamo

1 Tessalonicesi 5:1-8

“Noi non dormiamo come gli altri”. quest’espressione non va intesa letteralmente: è solo un modo di dire per parlare di chi moralmente e spiritualmente non dorme, ma è ben sveglio, vigilante, attento, per non essere colto di sorpresa quando il Signore Gesù Cristo, come ha promesso, tornerà.

Chi non dorme… Dire: “Noi non dormiamo come gli altri” mi fa venire in mente delle persone che, di notte, è molto attiva. Penso a quei giovani che passano la notte a divertirsi fra musica assordante, fumo ed alcool, salvo poi dormono di giorno, dovrebbero invece stare ben svegli. Oppure mi fa venire in mente chi di notte deve lavorare, per esempio, negli ospedali, per vegliare sui bisogni dei pazienti. Non è facile, perché alterare il ritmo fisiologico sonno-veglia è duro. Chi poi non dorme, lo cita lo stesso nostro testo biblico, è chi vorrebbe nascondere col buio le proprie attività illecite. In ogni caso permettetemi di dire sin dall’inizio, che il sonno è importante, essenziale, ed ha conseguenze positive. Che cos’è il sonno? In termini scientifici, il sonno è una temporanea e periodica sospensione dell’attività psicofisica, perdita parziale o totale della coscienza e della volontà e riduzione delle funzioni organiche: pressione sanguigna, respiro, battiti cardiaci; un’interruzione spontanea, reversibile e periodica dell’attività intellettiva, sensoriale e critica. Il sonno è importante perché l’organismo possa reintegrare le proprie energie. Si muore più rapidamente per mancanza di sonno che per mancanza di cibo. Dopo dieci giorni di mancanza totale di sonno, può sopravvenire il decesso. Circa un terzo della vita di un uomo passa in questo stato di semi-incoscienza. Il bisogno di dormire varia a seconda dell’età: 18-20 ore al giorno per un neonato, 12-14 ore nel fanciullo, 7-9 ore nell’adulto, e minimo nell’anziano, 5-7 ore. Dormiamo non solo per bisogno di riposo fisico. È il cervello che, per svolgere le sue complesse attività, abbia bisogno del sonno e di sognare. La mancanza di sonno provoca irritabilità, irrazionalità, allucinazioni, disturbi mentali e, alla fine, la follia, prima di giungere alla morte. Ma c’è un tempo in cui sarebbe meglio non essere colti a dormire. Nella Parola di Dio troviamo “sonno”menzionata in diverse circostanze per significare cose diverse

apatia spirituale: “sonno” è “sonnolenza”. Occhi che si chiudono, frequenza di sbadigli, rilassatezza dei muscoli, indebolimento dell’attenzione (guidi l’auto). La sonnolenza è sinonimo di inerzia della mente, di pigrizia, apatia: significa avere mancanza di interesse, mancanza di volontà e forza per agire, di iniziativa, sentimento di passività. È Satana, che ci “canta la ninna nanna” culla dolcemente molti cristiani affinché si addormentino nel letto della pigrizia spirituale. Dormono nel letto di piaceri egoistici, del fare “le proprie cose”. Il tempo in cui viviamo, non è il momento di dormire, Dio vuole che ci svegliamo! Vegliate e siate sobri! Il Signore non può usare un credente spiritualmente addormentato o sonnolento.

Dormiveglia: la fase che precede il sonno, lo stato di coscienza si indebolisce. Succede anche in molte comunità cristiane. Non sono più forti come lo erano in passato, non vengono più in Chiesa come usavano fare, non hanno più tempo per partecipare al culto. “danno le dimissioni“. Non si può più contare sulla loro attiva partecipazione, si ritengono “liberi”. Cambiano spesso comunità, non vogliono “sentirsi legati” a nessuna Chiesa particolare. Le loro giustificazioni non sono che un pretesto che nasconde la loro situazione spirituale critica Il loro “dormiveglia” si trasformerà ben presto in un sonno profondo, e alla morte spirituale.

Zelanti per altre cose: zelanti nel loro lavoro, divertimenti gite, sport; disposti a sacrifici, ma per andare al culto, sono troppo stanchi, devono dormire. La verità è che si, dormono, ma del sonno della morte spirituale. Chissà perché le esigenze del nostro lavoro secolare, del nostro riposo e del divertimento, del nostro hobby, vengono sempre prima di quelle del Signore? Non dovrebbero essere contenti, non vedere l’ora di raccogliersi la domenica a lodare e ringraziare il Signore ed ascoltare la Sua Parola? Diverse conseguenze

Dormire …per essere lasciati in pace, non disturbare : Tommaso. Gesù risorto era apparso ai 10 discepoli riuniti: un’esperienza meravigliosa. L’undicesimo, Tommaso, non voleva crederci. Perché? Era assente. Dov’era finito? Perché non era con gli altri? Forse a casa a dormire. Forse riteneva questa la soluzione migliore “non pensare” alla frustrazione ed alla “sconfitta” della morte di Gesù sulla croce. Fugge, dorme, i dieci discepoli non avevano dormito, Gesù era apparso a loro in gloria! Il Signore Gesù verrà senza preavviso...“poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte”. Un ladro arriva senza preavvisa, quando non siamo pronti. Quando voltiamo le spalle, nel sonno, di notte, quando dormiamo. Il Signore Gesù certo non è un ladro, ma arriverà in modo inaspettato. è ora il tempo di svegliarci. “Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri… Alziamo il nostro capo: Luca 21:25-28 quando la sofferenza del Creato è compiuta, il “Figlio dell’uomo” verrà “sulle nuvole” con gran potenza e gloria, e l’intero mondo lo vedrà. Gesù non dice queste parole per mettere paura a coloro che credono in Lui, ma per tenerci svegli!. Rialzatevi, levate il capo; Diodati, riguardate ad alto, e alzate le vostre teste… sembra dire proprio, noi non dormiamo…!

ma vegliamo e siamo sobri: controllato attento Proverbi 30:15-16. Non potremo mai trovare soddisfazione nelle cose di questo mondo contaminato dal peccato: sono tutte cose corrotte che avranno l’unico effetto di appesantirci. Come la notte, le tenebre, gli eccessi, mai basta! …5,7 non nelle tenebre, non dormiamo, Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza Pienamente coscienti, per meditare, cioè pensare intensamente e cercare di capire che cosa sia la vita ottimale come Dio stesso la definisce nella Sua Parola. Noi stiamo svegli e ben sobri, con la mente vigile, scattante, pronta e dinamica, nella fede, nell’amore, nella speranza, accanto a Cristo, seguendolo e condividendone l’azione. operosi Non abbiamo tempo per metterci comodi ignorando i segni intorno a noi. noi non dormiamo…! È così facile rinunciare alla lotta e “metterci a dormire”, pensare a fare solo “gli affari nostri” ed il resto non importa. Il nostro Dio e Salvatore ci ha chiamati, come Suoi figli e figlie, a conoscere ciò che Egli ha detto, a credere a ciò che Egli ha insegnato, ad ubbidire a ciò che Egli ha comandato, ed essere pronti a resistere – perché il Figlio dell’uomo è alle porte – Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.

Dormire dunque, no! il sonno dell’incoscienza, il sonno dove le facoltà psicofisiche e spirituali vengono sospese! No; un giorno Egli tornerà: ci troverà addormentati? Dormire è buono, ma facciamolo dove, quando e come è giusto che sia. Per il resto noi, di giorno, rimaniamo ben svegli ed operanti. Gesù disse e lo stesso vale per noi: “Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare” (Gv. 9:4).

Noi non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri ! Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce

La Chiesa

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la chiesa

Matteo 16:13-23

“A cosa serve la Chiesa?”. Molti ne facciamo benissimo a meno!”, sorvolando il reale compito della chiesa, o la funzione originale per la quale è costituita. Molte delle funzioni che un tempo le appartenevano, sono state sostituite da organizzazioni o associazioni. Per esempio: I pastori si occupano oggi di “insegnare religione”, ora, maestri o laici, esperti di “storia delle religioni”. Un tempo era la chiesa ad occuparsi dell’assistenza sociale ai bisognosi, oggi questo compito viene assegnato allo Stato o ad organizzazioni private. Chi poi si rivolge più ad un pastore per bisogni psicologici personali o familiari? Per questo compito vi sono gli psicologi, gli psichiatri, gli esperti in terapia famigliare, i giudici di pace… Un tempo prendersi cura dell’anagrafe era compito della Chiesa, oggi dei comuni politici. La stessa celebrazione di un matrimonio o di un funerale viene oggi sempre di più delegata ad “ufficianti” non religiosi, “recarsi in chiesa” diventa del tutto superfluo. Il Dio della Bibbia scompare, poi aggiungiamo le accuse che la Chiesa “faccia politica”, la cattiva testimonianza dei cristiani, tutto questo spinge molti a “rassegnare le loro dimissioni da membri della Chiesa” risparmiando i contributi che le sono dovuti … da principio tutte queste cose non costituivano l’essenza, l’identità ed il compito della Chiesa. Gesù afferma “…altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere”.

Un edificio: L’immagine che Gesù usa per descrivere la Chiesa è quella di un edificio, una costruzione. ” Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio” 1 Co. 3:9).“…su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito” (Ef. 2:21,22). Un edificio comporta un committente, un progettista, un costruttore, un fondamento, una struttura, gente che lo abiti, una funzione principale che le sia propria.

1. Il committente e progettista: La vera Chiesa non è un’invenzione umana, ma corrisponde al proposito eterno disposto da Dio prima di tutti i secoli. La Bibbia afferma che la Chiesa è “di Dio” che ha voluto, progettato, convocato, conservato, per svolgere una determinata funzione. Ci rivela che vuole raccogliere “sotto un solo capo”, cioè Cristo, tutte le cose. La Chiesa quindi è sottomessa all’autorità di Cristo, formata da persone scelte, elette, predestinate “prima della fondazione del mondo” adottate come figli di Dio, titolari di una speciale “eredità”. Essa è “l’assemblea universale … la chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli” (Eb. 12:23). Essa è “il corpo di Cristo” è la: “casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Ti. 3:15). Appartenendo a Dio, Egli se ne prende particolare cura. L’apostolo afferma: Efesini 5:25-27. il progettista della chiesa, la tua…

2. Il costruttore: L’idea della Chiesa è di Dio. Il committente della vera Chiesa è Dio. Il progetto della Chiesa è di Dio. Chi, però, ne è “il costruttore”, …l’impresa costruttrice? Chiunque può costruirla a suo piacimento? No. Nel nostro testo di Matteo Gesù dice: “sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa” . La Chiesa è il corpo di Cristo, Cristo ne è l’unico Signore e Capo, ma Cristo Gesù ne è pure il solo costruttore. Chi è che stabilisce in un certo luogo una Chiesa locale? Un missionario, un evangelista, qualcuno che una certa mattina gli viene in mente di “mettere su” una chiesa? No. Nel corso della storia, è vero, vi è stato chi, ha ritenuto di “mettere su” una comunità cristiana; questa non regge a lungo, se edificata per motivi spuri ed a suo piacimento! E’ Gesù che chiama alla fede ed al servizio uomini, donne e bambini. Lui sceglie, trasforma, rigenera “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Ro. 9:16). Egli mette insieme per formare la comunità dei cristiani. La stessa parola originale che il N.T. usa per “chiesa” è “ecclesia”, cioè il corpo di quelle persone che Cristo ha chiamato, estratto, dal mondo (dai suoi usi e costumi) per formare l’assemblea di coloro che vivono ed operano da ora in poi in obbedienza a Lui. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo…. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, perciò il mondo vi odia” (Gv. 15:16-19). La vera Chiesa è quella che Cristo Gesù edifica e che “gira” intorno alla Sua Persona.

3. Il fondamento: Qual è il fondamento su cui poggia la vera Chiesa? “sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa”. Che cos’è questa roccia? Pietro, poco prima, confessa la sua fede in Cristo. La gente, però, aveva capito chi in realtà Gesù fosse veramente! Per alcuni era un profeta, per altri un benefattore, un mago, o Satana che confondeva le idee, che sovvertiva la religione tradizionale. Un gruppo di persone, seguiva Gesù da vicino fiduciosamente ubbidendogli. Pietro dimostra di averlo capito, e questa certezza gli era stata ispirata da Dio stesso. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. “Tu sei Colui che Dio ha mandato per la salvezza del mondo. Tu sei Dio con noi. Tu sei il Signore, degno di ogni onore, lode, fiducia ed ubbidienza. Io lo credo dal profondo del mio cuore. Io affido a Te tutta la mia vita”. Gesù loda Pietro ed afferma: su questa roccia, su questa confessione di fede io fonderò la mia Chiesa. Ecco il fondamento della Chiesa, la confessione di fede in Cristo. La vera Chiesa, quella di Cristo, è quella comunità di persone che investe seriamente la propria vita in Lui con fiducia ed ubbidienza. La vera Chiesa è quella comunità di persone che, come Pietro e gli altri discepoli di Cristo, crede dal profondo del suo cuore che Gesù è il Salvatore e il Signore del mondo, che ascolta Gesù attenzione e impara a vivere da Lui. E’ la comunità che testimonia come si deve pensare, parlare ed agire in sintonia con Cristo Gesù, che ha “la mente di Cristo”, la cui vita ruota molto seriamente intorno a Cristo. E’ assurdo essere “membri di chiesa” e non condividere seriamente questa confessione di fede e questo impegno di fondo della propria vita.

4. La struttura: Sul fondamento che è la confessione di fede in Cristo, Egli stesso edifica una struttura che tiene insieme il complesso ben collegato e che gli permette di svolgere la sua funzione. Anche in questo caso non siamo noi ma Dio stesso ha stabilito nella Sua Parola. “…tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito” (Ef. 2:21,22). E’ sempre Lui “che ha dato alcuni come apostoli… Ef. 4:11-13. Essi svolgono il particolare servizio che il Signore affida loro, ma questo non esaurisce i compiti della chiesa che tutti i suoi membri devono assumersi in prima persona a seconda dei doni e della vocazione ricevuta. 1 Co. 12:14-26

5. I membri e la funzione della Chiesa: Committente, progetto, costruttore, fondamento, struttura… ma chi deve abitare l’edificio della Chiesa? I membri di Chiesa? La chiesa sarebbe dunque fine a sé stessa? No, la Chiesa esiste perché deve avere per suo “abitante” Dio stesso. I membri di chiesa sono “le pietre viventi” di cui l’edificio Chiesa è costruito. Dio dimora in questo mondo e vuole farlo nell’edificio principale di nome Chiesa. Attenzione: non una chiesa di mattoni, ma una chiesa di carne e di sangue. Noi ne siamo i mattoni. “su cui tutto l’edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito” (Ef. 2:21,22). ancora qualche verso Giovanni 15:4: 14:23; 2 Corinzi 6:16. una grande responsabilità questa, non è vero? Se Dio dimora nella Chiesa, la vera Chiesa (tutti i suoi membri) deve dimostrare, manifestare, mostrare al mondo il modo di essere, di pensare, di vivere di Cristo.

La Chiesa, come Gesù l’ha intesa, è qualcosa di meraviglioso e che ha sempre attirato coloro che non credono in ciò che si predica. Concludo dicendo con profonda convinzione: la vera Chiesa di Gesù Cristo non si estinguerà mai. Cadranno magari le strutture di pseudo-chiese. Ma la Chiesa ” le porte dell’inferno non la potranno vincere” E’ una certezza. E’ garantito!