Eredità

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1Pietro 1:3-4

Pietro, nella sua prima lettera, indirizzata a tutti i cristiani dispersi (1); una lettera che ha come tema centrale la “vittoria sulla sofferenza” parola ripetuta 15 volte nella lettera, incoraggia i credenti a non disperare nella sofferenza, li esorta a vivere apertamente e praticamente la loro fede, stando fermi nelle prove e lottando contro le tentazioni 5:8-9; la sofferenza che accompagna coloro che vogliono seguire Cristo il quale è l’esempio 4:1; conclude il discorso 4:12-13… Egli ha pagato il prezzo più alto, ha dato la Sua vita per la nostra salvezza. Stasera ne ricordiamo morte, mediante la quale abbiamo noi ottenuto la vita; la Sua resurrezione annunciando il Suo ritorno

Pietro quindi introduce la sua lettere ricordando, innanzi tutto, questa “meravigliosa salvezza” (ci ha fatti rinascere), poi la “speranza viva” (mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti), per uno scopo: una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile…una eredità incorruttibile che non si corrompe, non si altera, non cambia, non si modifica, c’è la firma 1:18 senza macchia, questo va aldilà delle prove, delle difficoltà, delle sofferenze Romani 8:18; la gloria… un così grande amore, per una così meravigliosa eredità, e vogliamo considerare tre passaggi per raggiungere e afferrare l’eredità, tre “M” della “Meravigliosa eredità”.

Motivo: La prima “M” o il primo passaggio è il Motivo per cui abbiamo l’eredità; Benedetto sia Dio… misericordia. Il motivo per cui otteniamo l’eredità è per la Sua grande misericordia, non ci siamo e non ci meriteremo nulla con i nostri sforzi umani, non perché siamo bravi o belli, ne tanto meno per opere buone o comportamento esemplare, ma ci ha fatto rinascere a una speranza viva… solamente per la Sua misericordia; ricorda l’apostolo Paolo Romani 9:15-16; è la benevolenza, la compassione per la miseria altrui, l’amore che si offre senza aspettare il contraccambio, verso il bisognoso, l’afflitto, il miserabile, è l’amore disinteressato, se fosse meritata non sarebbe misericordia come tutti gli altri, anche noi, meritavamo la condanna eterna. Però, Dio ha usato misericordia nei nostri confronti. Tutto l’immenso bene che abbiamo ricevuto da Dio, che riceviamo giorno per giorno, e che è riservato per noi in cielo, è dovuto alla Sua grande misericordia per noi. Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, 2 Corinzi 1:3; questo Suo amore, questa Sua misericordia, ci ha fatto rinascere… siamo nati fisicamente, nasciamo di nuovo, per la Sua misericordia, di una nascita spirituale, elemento necessario per la meravigliosa eredità; ..se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio.. Giovanni 3:3,7,13; ascoltate ancora, 1 Giovanni 5:1,4,18; e ogni lettera, ogni invito di questo libro ci esorta a “rinascere”, è la buona notizia, il Vangelo della Grazia, è l’opera di Dio, non opera nostra ma per la Sua grande misericordia. Tito 3-3-7 Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.

Mezzo: dopo il motivo (secondo passaggio o seconda “M”) il mezzo: Gesù risorto ..mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti; la nostra eredità passa per la croce, senza morte non c’è resurrezione, il mezzo per l’eredità speciale è stata comprata con la morte di Cristo e la Sua resurrezione 2 Corinzi 5:15 infatti l’amore di Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono; e ch’egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro…17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Siamo salvati, riconciliati, giustificati, grazie alla morte e alla risurrezione di Cristo. Quindi, la nostra eredità speciale è per mezzo della risurrezione di Cristo. Romani 4:25...il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. La risurrezione di Cristo è la prova che tutte le Sue parole sono vere. Egli aveva detto che avrebbe dato la sua vita come sacrificio, e che sarebbe risuscitato il terzo giorno, così è successo e dimostra che possiamo credere a tutto quello che Gesù ha detto. Gesù è la via, la verità e la vita; Egli è il Santo e il verace… abbiamo quindi una speranza viva, una speranza certa, una meravigliosa eredità, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Il mezzo Gesù!Romani 8:34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.

Meta: giungiamo infine al terzo passaggio, la terza “M” per la meravigliosa eredità per noi. Abbiamo visto il motivo; per la Sua misericordia. Il mezzo: mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. (ecco la “m”) … Essa è conservata in cielo per voi. La meta celeste! Una meravigliosa eredità, non sulla terra, ma nel cielo; potremmo avere qualche paura che potrebbe non essere sicura. Sulla terra, c’è la ruggine, si potrebbe rovinare, la tignola, potrebbe essere corrosa e ci sono i ladri, potrebbe essere portata via, le cose che ci sono qui sulla terra non durano, non sono sicure. Però, la nostra eredità non è sulla terra e no ce la ruba nessuno. È conservata per noi in cielo, dove nulla può toccarla o cambiarla, ce l’ha detto Gesù: Matteo 6:19 Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano;ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. Dov’è il tuo tesoro? Qual’è la tua meta? In cielo, non esiste il peccato, non esiste la corruzione, non è ammesso Satana. La nostra meravigliosa eredità è conservata in cielo, nella presenza di Dio, è sicura e protetta, e ci aspetta. Fratello e sorella corri verso la meta…

Ci è stato fatto un dono, un regalo, un’eredità incorruttibile, senza macchia, inalterabile, perfetta e se ancora non la senti tua, senti che sei fuori dalla tua parte di eredità, che non ti aspetta, sappi che non la meriti, ma per la grazia di Dio, la puoi afferrare, fare tua, per il semplice motivo che Dio ti ama ed è misericordioso, e per mezzo di Gesù, non tuo, Lui ha pagato e a caro prezzo, è morto per te e per me, non so se conosci i versi di Isaia 53:3-7… Gesù è il mezzo; per mezzo di Lui abbiamo vita e avanti a noi, non c’è successo, fama, ricchezza, tesori in questo mondo, ma c’è una meta il cielo.

ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno! (il cielo) In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio ( in cielo) la nostra meta

Venite…

Matthew 11-28

Venite

Salmo 95:6

Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti…

Nell’ultima parte del Salmo 8-11 è descritto il periodo che il popolo trascorre nel deserto Esodo 17 senza acqua triste, difficile da sopportare, dopo essere stato testimone di miracoli e atti potenti (piaghe, mar rosso, acque addolcite, quaglie) si trova di nuovo a lamentarsi e protestare, a Meriba infatti il popolo afferma Esodo 17:7 “il Signore è in mezzo a noi , si o no?” Signore ci sei?

Anche noi potremmo trovarci ad attraversare, nella nostra esperienza cristiana, un deserto di solitudine e aridità. Forse saremo tentati di dimenticare ciò che Dio ha compiuto in nostro favore nel passato e credere che Egli ci abbia abbandonato a noi stessi.

Non diciamo mai e non pensiamolo nemmeno: “credo che il Signore non stia più con me

C’è un verbo, una azione che non solo ripete il salmista, ma lo stesso Signore Gesù incoraggia: “venite” Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti…

A volte, l’oppressione, il travaglio, le preoccupazione, tormenti, angosce ecc. schiacciano la nostra vita, portandoci in una terra arida senza acqua; molte persone, subiscono e cadono in una certa forma di depressione, per mancanza di acqua, di risposte, di conforto nella prova; venite a me dice Gesù ed io vi darò riposo; Salmo 95:1 per gioire alla Sua presenza, Egli è e rimane la nostra salvezza ,2, presentiamoci, gridare di esultanza come quelli che trionfano in battagli, 6 davanti al Re

Venite a me nel malessere: al primo malessere andiamo a Gesù; oppressi e senza acqua non troviamo spesso, la comprensione degli altri perché il nostro problema non è percepito. Un mal di testa, un diabete, un’emicrania sono facilmente riconoscibili, questo stato, no! Eppure è un’infermità, una sofferenza; si ammala il nostro umore, lo stato emotivo che altera il modo di gestire le situazioni (la psicologia parla di sfogo, come piangere, ridere, parlare, sono salutari) ma quando le valvole di sfogo non funzionano trovano posto nel nostro organismo e pesano sulla sfera emotiva 38:4 Poiché le mie iniquità sorpassano il mio capo; sono come un grave carico, troppo pesante per me…; questo stato emotivo non è dovuto tanto a un peso esterno, ma quando ad un indebolimento interiore Proverbi 18:14 Lo spirito dell’uomo lo sostiene quand’egli è infermo; ma lo spirito abbattuto chi lo solleverà?; allora assistiamo a dirompenti crolli nervosi, sensazioni di repressione, di tristezza, sconforto, indebolimento spirituale.

L’iper attivismo e svogliata passività possono costituire due modi opposti di manifestare lo stesso vuoto interiore, la stessa aridità spirituale… non porta alcun frutto è sterile, arido, il credente è chiamato a uno stimolo, un impegno Proverbi 6:6-8 Va’, azione pigro, alla formica; considera il suo fare e diventa saggio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo nutrimento nell’estate e immagazzina il suo cibo al tempo della mietitura.

Il malessere… è prodotto da molti fattori, tristezza, pessimismo, carenze di natura affettiva, anche sconvolgimento di vita e abitudini (divorzi, pensionamenti, lutti, parti) possono causare crisi depressive; non parliamo di stress ansie preoccupazioni… la Parola di Dio fa comprendere che l’origine primaria dell’ansia e dell’aridità spirituale sta nella mancanza della presenza del Signore nel cuore dell’uomo, ma quando c’è, quando vai a Gesù… regna la pace. Salmi 4:7-8 Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro. venite

Venite ai primi sintomi: i segni di un animo oppresso e carico sono: perdita di scopi e prospettive, senso di fallimento e utilità, autocommiserazione e isolamento. Si diventa più tristi del solito, grigi, ci si sente stanchi, scoraggiati, amareggiati, irritati, pieni di pessimismo, demoralizzati. (non voglio opprimervi) Ogni ostacolo diventa una montagna insormontabile, ogni pensiero assume un forma di incubo, tutto è un peso un sospiro …sono sfinito e depresso; ruggisco per il fremito del mio cuore. L’oppressione può sfociare in attacchi di panico, delirio emotivo, il credente non curando questi sintomi adeguatamente, la propria salute spirituale si lascia travolgere dalla voce del nemico e diventa preda di ogni pensiero 1Pietro 5:7-9 gettando su di lui azione, verso di Lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze. La stessa afflizione, i stessi carichi, le stesso oppressioni, stanchezze, travagli affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo. Ma voi… Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti…

Venite per il rimedio divino: la netta differenza nella reazione umana contro gli urti della vita Che significa?… anche quando siamo in armonia con il Signore, non siamo esenti da tempeste, difficoltà e prove, ma queste non potranno schiacciarci. I credente nel corso della storia e ancora oggi, sono oppressi, perseguitati, ma hanno sempre confidato nel Signore sperimentando le Sue liberazioni e consolazioni Salmo 129:2 molte volte mi hanno oppresso fin dalla mia gioventù; eppure non hanno potuto vincermi. Alleluja. Poich’egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo di cui ha cura, e il gregge che la sua mano conduce. Dinanzi l’oppressione la Parola di Dio ci incoraggia a non essere avviliti o sfiduciati, a non controbattere con le nostre forze, ma reagire con le armi dello spirito Filippesi 4:5-7 La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Questo è vincere l’oppressione e il travaglio, dipendere da Cristo! Occorre oggi più che mai esaminare le nostre aspirazioni spirituali, saper ricevere nuovi stimoli di consacrazione, nuovi orizzonti dati dalle promesse del Signore, deponendo ogni geme di egocentrismo e ribellione dinanzi a Lui, ogni trasgressione o peccato in noi che ci opprime, che così facilmente ci avvolge e andare a Gesù Matteo 11:28-29 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;

La soluzione o il rimedio, non è una tecnica di “evasione mentale”; non è una realizzazione di una “seconda vita”; non è l’ottimismo, né l’autostima, né uno psicofarmaco; ma lasciare ogni cosa al Signore, la chiave che apre la prigione della nostra anima è la quotidiana relazione con Colui che ci dà forza, innalzando Cristo al centro della nostra vita, sopra ogni affetto e obbiettivo Efesini 3:16-17 affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore… Qualunque sia la reale origine dell’aridità spirituale o oppressione interiore, Dio può liberare all’istante, curare l’anima, conducendola nella Sua volontà. Cercare il Signore e riposare nella Sua grazia rimane la soluzione migliore per la guarigione di ogni forma e grado di avvilimento e oppressione. Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti.

 Signore fai di noi, non credenti abbattuti, stanchi e carichi, ma forti, saldi, ripieni di ogni dono e ogni virtù cristiana e se c’è qualche malessere o qualche sintomo di oppressione e travaglio, nel nome di Gesù abbiamo il rimedio, Venite a me… affinché non abbiamo una vita arida e scoraggiata, ma una vita esuberante, vigorosa e abbondante.

 

Accoglilo

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Filemone 11

Paolo scrive questa breve lettera da Roma, durante la sua prima prigionia, intorno al 62/63. a Filemone, un cristiano in primo luogo, a un collaboratore, a membro della chiesa di Colosse, convertito attraverso il ministerio di Paolo. E’ l’unica epistola a carattere personale ad essere riportata nelle Sacre Scritture, una lettera affettuosa, convincente, è uno dei gioielli della letteratura cristiana, un capolavoro dell’amore del cristiano che Dio ha voluto preservarla fino ad oggi per noi e al di là dell’occasione particolare della lettera stessa, è fonte di molti insegnamenti basilari per la vita dei cristiani. Una lettere per noi stasera!

Ci sono tre personaggi centrali in questo testo: Paolo lo scrittore della lettera, il mittente, Filemone il destinatario e Onesimo l’oggetto, ognuno ha delle caratteristiche particolari, necessarie se vogliamo, per ogni servo di Dio e prego il Signore che le accresca sempre più nella mia vita.

Le analizziamo brevemente:

Paolo: il mittente, ha la necessità di scrivere a Filemone perché ha una richiesta 10 ti prego per mio figlio… te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore. Accoglilo. Una richiesta fatta con gentilezza, con amore, intercede per un uomo, un suo schiavo che si era comportato male, aveva causato una perdita al suo padrone; era fuggito, ma ora era cambiato, il Signore lo aveva trasformato, non era più quello di prima.

L’apostolo Paolo avrebbe potuto ordinare il ritorno a casa di Onesimo, in virtù della sua autorità, era libero di comandare a Filemone come si doveva comportare, ma scrive 9 preferisco fare appello al tuo amore…; prima lo elogia per la sua fede, per il suo amore verso i santi e in virtù di questo fa la sua richiesta. Gli avrebbe fatto comodo Onesimo a Paolo lo vediamo che collabora portando conforto ai fedeli di Colosse insieme a Tichico 4:7-9 Ve l’ho mandato appunto perché conosciate la nostra situazione ed egli consoli i vostri cuori; e con lui ho mandato il fedele e caro fratello Onesimo, che è dei vostri. Essi vi faranno sapere tutto ciò che accade qui. Era un fratello utile, stimato dall’apostolo Paolo! 14 ma non ho voluto far nulla senza il tuo consenso, perché la tua buona azione non fosse forzata, ma volontaria. Possiamo imporre a i fratelli, forzando forse un aiuto, pensando anche per incoraggiare, ma un servizio forzato per Gesù non è autentico. Signore aiutami, aiutaci ad accoglierci gli uni e gli altri, come anche Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio; motivare i fratelli ed essere motivati ad un servizio volontario per te. Collaborare ed essere collaboratori nell’opera Tua, Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.1 Corinzi 3:9; esorta ancora Paolo 2 Corinzi 1:24 Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state saldi.

Fondati sulla Tua Parola di certo otterranno sempre frutto e, così facendo, metteremo in pratica quell’amore che Dio ha messo nei nostri cuori e che spinge ad agire come Cristo Gesù agì!

Filemone: il destinatario, un uomo benestante, impegnato nell’opera di Dio, pieno di fede, di amore per la chiesa e i fratelli un collaboratore fedele, ma mettiamoci nei suoi panni, forse si era dimenticato l’accaduto, aveva cancellato Onesimo da i suoi ricordi ed ecco che riesce dal nulla, pure raccomandato dall’apostolo Paolo. (si è fatto persuadere, Onesimo è riuscito a imbrogliare pure Paolo, e se ne accorgerà chi è!) Era stato probabilmente derubato, da Onesimo infatti l’apostolo afferma: Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me… pagherò io; possiamo pensare che lo schiavo forse, abbia parlato male del suo padrone e qualcun altro non aveva più rispetto per lui per queste cose, (succede, vado di fantasia) ma probabile che uno fugge e infanga il nome di chi lo ha aiutato, calunniato, forse deriso.

Non voglio fare esempi personali, ma succede che qualche fratello o sorella perde la bussola e ci si ritrova con dei problemi (o un posto scoperto, un collaboratore in meno, qualcuno che rema contro, chi rimane con il muso, ci sciopera ecc) e capita che abbiamo come Filemone la scelta di decidere cosa fare. Il fratello ha creato problemi, finalmente se ne andato volontariamente lasciando delle conseguenze nella comunità, all’improvviso ritorna! Che faccio? Per lo più raccomandato! Ho, però, l’occasione di chiudere definitivamente il discorso, con tutto l’amore possibile, (fratello sono contento per te, Dio ti benedica, ma continua la tua vita, pregheremo per te) la famosa palla al balzo! Io ho giocato a calcio da piccolo e ho scoperto che con la palla al balzo non è detto che fai goal! Abbiamo bisogno (come gli studi biblici di queste settimane), mansuetudine e umiltà condita da molta pazienza. Gesù sopportò facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce.

Filemone, non lo sappiamo, ma sicuramente accettò Onesimo, anzi Paolo scrive conoscendolo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo. Signore dammi e dacci saggezza con i fratelli che ci hai dato.

Onesimo: l’oggetto, una vita passato da schiavo, con una placca al collo con un’iscrizione in latino che diceva: “arrestatemi se scappo e riportatemi al mio padrone”, in senso dispregiativo, una persona insignificante, ribelle, inutili e inutilizzabili. Pessimo elemento un tempo inutile, che non dà alcun contributo alla società, non è d’aiuto a nessuno” “Che non serve perché superfluo, inefficace” è la mia, e forse la nostra storia, ribelle, inutile, sono stato trovato sul sentiero della mia volontà e riportati al Padrone. Non più per essere posto sotto la schiavitù, ma nelle vesti di colui ch’Egli chiama cari fratelli, amici (v. 16 e Giovanni 15:15). il vecchio Onesimo non c’è più ora è chiamato figlio da Paolo, collaboratore fedele, fratello in Cristo e lo ribadisce (16) Nessun nome è più prezioso di quello di fratello, e può essere applicato tanto al padrone cristiano (fine del v. 7; 20) quanto al servo cristiano un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. Certo è scritto, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: “Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare”. Amen! Non abbiamo nulla che ci dia diritto ad una ricompensa, con tutti i nostri servizi; o considerarci migliori di altri nel nostro impegno nel Signore, gli abbiamo dato semplicemente il Suo, quello che è obbligo fare”.

Onesimo ha messo cmq la sua vita al servizio di Dio, un tempo inutile, ma ora utile, consacrato, disponibile, zelante, pronto anche a pagare le conseguenze passate, ri incontrare Filemone per mettersi anche a suo servizio. Voglio impegnarci sempre più ad essere gradito a Dio, ad essergli utile, consacrati, arresi alla Sua volontà; è la mia preghiera di questa sera

Viviamo un periodo difficile, di crisi economica e spirituale, di sofferenze, credo però che sia un tempo di opportunità nel rendersi “utili” nella mani del Signore, a metterci da parte nostra ogni impegno per onorare il Re dei re e Signore dei signori. Sì, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo. Paolo e incoraggia noi oggi UTILI nell’opera Sua.

Utile nel saper accogliere i fratelli, utili collaboratori ad un servizio volontario, utile e saggio, come esempio nel gregge nella compassione e nel perdono, utile per un uso onorevole.

un tempo inutile, è vero, ma che ora è utile per il territorio che Dio ci ha affidato, per la comunità dove ci ha posto, per i fratelli che ci ha dato, per il Signore, il Re. “…vasi nobili, santificati, utili al servizio del padrone, preparati per ogni opera buona.” Il nostro servizio “utile” è l’uso onorevole cui deve servire il vaso cristiano.

Quella notte non presero nulla…

                    2014-03-30 10.19.54    “Quella notte non presero nulla” è possibile che “le circostanze” siano avverse, non “funziona” è inutile e deludente, fintanto che non si vivrà “secondo le istruzioni del costruttore”, secondo la volontà rivelata di Dio, in armonia con Dio. Qualunque cosa si faccia al di fuori dalla volontà di Dio sarà sempre un fallimento. Giovanni ci racconta quest’esperienza, di un giorno in cui lui, con altri sei compagni e fratelli in fede, erano tornati, frustrati, alla loro vecchia vita di pescatori. “Quella notte non presero nulla” Pensate alla loro frustrazione e delusione! Erano un gruppo di sette uomini, ed ognuno di loro era condizionato da quella esperienza, il loro Maestro se n’era andato. Lo avevano guardato mentre, arrestato e condannato, Lo avevano portato a morire su una croce. Loro se n’erano fuggiti tutti, spaventati, troppo pesante era il loro senso di colpa per ciò che avevano fatto. Sì, è vero, testimoni avevano detto che Lui era risorto dai morti, ma e questo impediva loro di partecipare all’entusiasmo della risurrezione e passare all’azione. La memoria del passato li aveva come paralizzati.                1. PIETRO. soffriva dei postumi del fatto che avesse rinnegato Gesù. Luca 22:55-62. Il ricordo di quel fallimento lo perseguitava e lo affliggeva.                 2. TOMMASO aveva i suoi problemi… Era insanabilmente pessimista. Lo conosciamo come l’incredulo. In ogni cosa vedeva il peggio. Per Tommaso il bicchiere era sempre mezzo vuoto.                                                                                    3. NATANAELE. scettico, dubitava.                                                                              4. I DUE FIGLI DI ZEBEDEO, due fratelli, Giacomo e Giovanni. Erano tipi molto fieri, pronti a pronunciare giudizi di condanna su quelli che facevano opposizione a Gesù (sebbene Giovanni fosse il più sensibile dei due). Giacomo non si sapeva mai dove fosse quando le cose diventavano difficili e gli avversari facevano pressione sul gruppo.                                                                   5. altri discepoli di Gesù. In ogni caso, tutti loro avevano qualcosa nel loro passato, tale da paralizzarli e fiaccare la loro energia. Il passato può esercitare su di noi effetti di questo tipo. Il senso di colpa ci blocca al punto che non riusciamo ad accogliere la generosa offerta di grazia di Dio in Gesù Cristo. Piuttosto che confessare i nostri fallimenti e disporci a cambiare, fuggiamo, invece che, implorare e ricevere il perdono di Dio, cerchiamo di “rimediare” nascondendoci o impegnandoci in altre cose che ci impediscano di pensare al problema, la nostra situazione. Fuggire e dimenticare non risolve nulla! Il problema dei nostri passati fallimenti è che non vogliono rimanere nel passato, rimangono presenti portano solo ulteriori frustrazioni e sconfitte e quindi disperazione! “Non è successo nulla! Torniamo alla solita vita, io torno a pescare! (3) Veniamo anche noi Ogni qual volta le cose non vanno, ci guardiamo indietro e ci chiediamo se n’era valsa la pena. Il popolo di Israele “Torniamo indietro. Torniamo in Egitto”. Elia vincitore contro 850 profeti di Baal. “Signore fammi morire”. Giona, fugge. Il nostro presente è fonte di confusione e frustrazione? Questo, succede perché stiamo fuggendo, allora serve una “misure di ripiegonon hanno successo! Vado a pescare… “Quella notte non presero nulla”. Strano! Non gli era mai successo prima! Quando non siamo dove Dio ci vorrebbe, non vi saranno mai buoni risultati, …niente pesce! Il mattino, completamente frustrati ed abbattuti, stavano per scendere a terra a testa bassa… Guardano sulla spiaggia e vedono un uomo che sembra attenderli. Che strano!

Gesù non si stanca in pazienza e grazia: Gesù li porta di nuovo nel Suo cuore e nella Sua volontà. Fa loro prendere coscienza della loro situazione. Comincia a fare loro una domanda: “Figlioli, avete del pesce?” (5). Il Signore ci fa delle domande per mostrarci dove stiamo, la nostra reale situazione. Non avete preso nulla?“. Ciò che chiede, in realtà, è: “Dove sono i risultati? Dove sono i prodotti della vostra decisione? Mostratemeli!”. Gesù mostra tutta la loro frustrazione e delusione. Anche noi dobbiamo ammettere di non essere riusciti a combinare niente, con tutta la nostra forza. La nostra rete è vuota. E’ duro ammetterlo. Molto duro. E’ questo il risultato di tutta la nostra saggezza? avevamo pensato che le misure prese avessero funzionato, e invece: niente!

Ammettere di aver fallito e di essere frustrati è l’inizio della soluzione. Ecco così che, una volta ammesso di non avere preso nulla, ricevono un’indicazione preziosa: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete» (6). Fin troppi cristiani girano a vuoto, inutilmente. Questi uomini avevano fatto del loro meglio tutta la notte, e senza dubbio anche noi pensiamo di fare del nostro meglio, ma Gesù ha di meglio che il nostro meglio! Il pesce era sempre stato sotto la barca. Ecco perché il diavolo ci dice di muoverci, perché le benedizioni sono proprio sotto di noi e non vuole che le cogliamo. Agitati e preoccupati vogliamo darci da fare e non combiniamo niente lo stesso! Nella Sua grazia, Dio ci dà una preziosa indicazione Non muovetevi, non preoccupatevi: fate solo come io vi dico!”. Sta in silenzio e aspettalo… Dio vuole benedirci proprio là dove ci sentiamo maggiormente frustrati. Non fuggiamo, allora, dai problemi, non cerchiamo di risolverli con le nostre misure d’emergenza. Seguiamo ciò che Dio ci dice, non ciò che ci suggerisce la nostra “sapienza”! Ecco che pescano 153 grandi pesci (6, 11). Quintali! Si sono fatte le ipotesi più strane sul significato di quel numero, 153. ma forze semplicemente, perché i pescatori contano il numero dei pesci pescati se ne possano vantare! 153 pesci era veramente un record! Lo stesso era avvenuto tre anni fa, quando Pietro, Giacomo e Giovanni erano in società per pescare Luca 5:1-11 Anche allora non avevamo preso nulla tutta la notte, ma alle istruzioni dateci da Gesù, siamo tornati con la barca stracolma di pesci, tanto che stava per affondare . I discepoli non riconoscono Gesù nella notte in cui non prendono nulla, lo riconosco solo quando la rete è piena! Dio ci chiama fuori dalla nostra frustrazione e ci dà le Sue benedizioni. Nella prospettiva di Dio, si ottengono risultati solo quando si ubbidisce a Lui, anche se ci sembra illogico... Luca 6:38

Gesù provvede tutto: Pietro. Aveva ottenuto ciò per cui aveva faticato tutta la notte, poteva ritenersi soddisfatto. Eppure non rimane sulla barca con le sue benedizioni! non gli importa più del pesce, quel che più gli importa è seguire Gesù. (7), per raggiungerlo a nuoto, il più in fretta possibile! Erano ritornati delusi alla solita (e frustrante) vita, ma ora Gesù è il Vivente! Arrivano a terra, c’è qualcosa che li attende: la comunione con Gesù. Notato il miracolo (9) “Appena scesero a terra, videro là della brace, del pesce e del pane” . Dove aveva preso, Gesù, quel pesce? E dove aveva preso la brace? Come aveva fatto ad accendere quel fuoco? Non ne ho idea. Gesù sa ciò che ci serve in tempo di crisi. Egli supplisce, Egli provvede. Egli prepara loro da mangiare e un’occasione per stare bene insieme. Quando famiglie ed amici si incontrano, è intorno ad un tavolo pieno di cibo, che lo fanno. Gli ospiti non devono portare nulla. Troveranno tutto pronto e potranno servirsi: è per loro un segno di affetto da parte dei padroni di casa! Gesù, così, li invita ad avere comunione con Lui: “Gesù disse loro: «Venite a far colazione»” (12). Gesù, ha in serbo inestimabili benedizioni. E’ Lui che si fa carico dell’onere, ha qualcosa da donare per il quale noi non abbiamo fatto nulla, qualcosa che non dobbiamo neppure guadagnarci. Salmo 23:5 “Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca”; Giovanni 14:2: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?; «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano»” 1 Corinzi 2:9. Nessun occhio ha visto, nessun orecchio ha udito, nessuna mente ha concepito, ciò che Dio ha preparato per coloro che l’amano.

Siete allora frustrati, delusi, amareggiati? La Parola di Dio ci dice, allora che non siamo dove dovremmo essere. Vicini a Gesù, in armonia con la Sua volontà, non saremo mai frustrati e delusi, perché la vita in Lui, trova il suo maggiore compimento.

Andate dunque…

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Andate dunque

Matteo 28:18-20

Solitamente questi versi si leggono in occasione dei battesimi, si citano per ricordare che Gesù è sempre con noi, ma spesso sorvoliamo la loro reale portata, l’esortazione, il mandato di Gesù. La fede cristiana è qualcosa da vivere e da diffondere in ogni sfera del reale, ed è proprio sulla vastità e sull’ampiezza del compito che ci è stato affidato che vorrei soffermarmi. Concentriamo la nostra attenzione sui quattro aggettivi che troviamo in questo testo: Ogni podestà, tutti i popoli, tutte le cose, e tutti i giorni. Riferito alla grandezza della Persona che ci comanda queste cose: Gesù Cristo, Colui che la Scrittura proclama Signore e Re dell’universo. Che cosa implica ricevere questo comando dal Re dell’universo? Il Grande Mandato è un’appropriata conclusione nel Vangelo di Matteo il quale presenta Cristo come Re, il Messia, il figlio di Davide per eccellenza. Genealogia 1:1; Magi cercano il Re 2:2; Giovanni B. lo evidenzia come Sacerdote-Re; ogni passo Gesù porta l’esempio del Suo Regno, nella preghiera “Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo” ; attraverso le Parabole del Regno dei cieli; più tardi in Matteo 21, Egli entra trionfalmente a Gerusalemme e viene acclamato come re; Matteo 27 Cristo viene perseguito per essersi dichiarato re, e crocifisso con al di sopra un cartello che dice: «COSTUI E’ GESU’, IL RE DEI GIUDEI» .E’ proprio da questo riferimento che arriviamo al Grande Mandato in cui Cristo afferma la Sua autorità regale. E’ il nostro Re… primo aggettivo:

Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra”. E’ importante ricordare che il Grande Mandato viene proclamato dopo la risurrezione di Gesù: un evento glorioso e senza precedenti che stabilisce la suprema potenza, l’onnipotenza di Cristo, in grado di travalicare il limite ultimo dell’esistenza umana: la morte. Gesù ha vinto la morte ed ora dice: “Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra”, non in quel momento, ma da sempre. E’ l’autorità suprema che spetta solo a Dio “Signore del cielo e della terra”; un tema frequente nella Scrittura. Egli è destinato a “sedere sul trono” e attende il Suo trionfo finale su ogni avversario.”ogni autorità in cielo e sulla terra” è scritto Efesini 1:19-22 Filippesi 2:9,10; “ogni tipo di autorità”, Egli possiede autorità in cielo (cioè la sfera spirituale), e sulla terra (la sfera temporale). Egli non afferma la Sua autorità solo sulla Chiesa o sulla persona salvata, ma pretende legittimamente ogni autorità sulla famiglia, sull’istruzione, sugli affari, sulla politica, sulla legge, sulla medicina, su ogni area della vita Egli deve regnare. “All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti” Salmo 24:1 Qualunque cosa facciamo “sulla terra” affermiamo la Sua autorità su ogni sfera della nostra vita

Tutti i popoli: Sebbene sia “del Giudeo prima”; sia venuto “in casa sua”; mandò i Suoi discepoli “alle pecore perdute della casa d’Israele”, Matteo presenta il Re destinato a regnare su tutti i popoli. . La prima profezia adempiuta sul ministero pubblico di Gesù è Isaia 9:1,2 le genti” vedano in Lui “una grande luce“. Matteo 8:10-12;13:38 il campo è il mondo… Matteo 28, il Signore chiama i Suoi a fare discepoli in ogni nazione battezzandoli. E’ importante comprendere “ogni podestà”, ma anche di “tutte le nazioni”. La parola greca qui usata è “ogni etnia”, ogni cultura e costume. La parola “etnia” non significa semplicemente “i non giudei” ma indica ogni popolo ed ogni cultura. L’interesse di Gesù non è solo individualistico, anche se è prima il singolo individuo a doversi convertire, ma l’intera sua cultura deve essere trasformata e sottoposta all’autorità di Cristo. Il mandato non è solo “la salvezza dell’anima”, la Sua signoria non è solo “sul cuore”, ma la salvezza dell’uomo in ogni sua espressione, Egli è “il Salvatore del mondo”. Non vuole dire che Cristo salvi “tutto il mondo” automaticamente, ma che vuole essere il Salvatore di ogni aspetto del reale. Giovanni Battista, annuncia: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!”, e Paolo scrive: “poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione”. Un mondo redento! Un mondo salvato, la razza umana riconciliata con Dio. Egli ci ha incaricato questo compito, fare discepoli in ogni nazione affinché il mondo, venga conformato a Cristo.

Salmo 2:7,8 “Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione“. Un comando “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”

“…insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato“. L’idea del discepolo implica addestramento nella pratica della fede cristiana considerata come un intero modo di pensare ed essere, uno “stile di vita”. Il Grande Mandato non parla semplicemente di essere testimoni in ogni nazione, gente che diffonde “una fede”, altrimenti avrebbe usato qui il verbo “testimoniare“. Non si tratta solo di predicare ad ogni nazione, altrimenti avrebbe usato la parola “predicare“. Qui viene usata la parola “insegnare“, “disciplinare”: è l’opera di un maestro che istruisce in un vero e proprio “apprendimento“, o “apprendistato”. Dobbiamo formare classi di “apprendisti nella vita cristiana“! La conversione è un punto di partenza, senza la grazia salvifica di Gesù Cristo nel cuore del peccatore, non ci può essere ubbidienza. Dio compie quest’opera nel cuore trasformandolo: il nostro impegno è raggiungere i perduti e presentare loro l’Evangelo affinché ad esso si convertano. Ci viene comandato di Andare, Predicare, battezzare, e insegnare ad osservare tutto ciò che Egli ci ha comandato. guidarli in ogni verità . “E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio”.

“…io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente”. Il Grande Mandato pone di fronte a noi una missione molto impegnativa. Costituisce un programma di immense proporzioni, un programma per la trasformazione del mondo. Come si può realizzare un tale ambizioso programma? Gesù dice: “Io sarò con voi tutti i giorni“. Proprio come i tre precedenti “ogni” e “tutto” dovevano essere compresi nella loro pienezza, così lo deve essere l’affermazione della durata della Sua presenza con il Suo popolo per garantire il compimento dell’opera. Molti dicono che i segni della prossima fine dei tempi sono già presenti. Sicuramente, ma questo non dovrebbe spingerci a rinunciare alla nostra missione di diffondere lo stile di vita di Cristo. Prepararsi per la fine imminente (a noi non dovrebbe interessarci quando verrà…) non significa rinunciare a vivere e a far progetti, ma a fare in modo che Cristo, quando verrà ci trovi impegnato! Troppi cristiani si sono ritirati per attendere l’imminente ritorno di Cristo. Nella parabola delle dieci vergini egli ammoniva: “Ora, siccome lo sposo tardava si assopirono tutte e si addormentarono”. Nella parabola dei talenti Egli ammoniva: “Ora, dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro“. Il compito che sta di fronte a noi è enorme, ma l’equipaggiamento è sufficiente: Colui che possiede ogni autorità ci ha comandato. Egli ci ha dato tutto il tempo necessario. E Egli ci promette “Io sarò con voi“. Nel testo originale la frase è enfatizzata così “Io, proprio io, sarò con voi“.

Quanto grande è l’autorità di Cristo? comprende “ogni autorità in cielo e sulla terra“. Quanto grande deve essere l’applicazione dell’Evangelo? coinvolgere il discepolo di “ogni nazione“. Quanto grande deve essere questo ammaestramento? In “tutte le cose” che Egli ci ha insegnato. Quanto lungo sarà il tempo lasciato ai Suoi discepoli? Egli allunga il suo sguardo su un vasto orizzonte e dichiara: “Io sarò con voi sempre“. Il grande Re, il grande Io Son, Colui che ha ogni autorità, manda me e te… andate dunque

Egli non è qui, è risorto!

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Egli non è qui…

Luca 24:1-12

La risurrezione dai morti del Signore e Salvatore Gesù Cristo è alla base di tutta la fede cristiana: tutti e quattro i Vangeli vi si soffermano in modo particolare dando un resoconto minuzioso della crocifissione, così come, la descrizione esposta con estrema chiarezza, della Sua resurrezione. Il fatto di questa meravigliosa verità deve essere per noi motivo di lode e profondo e costante ringraziamento. Dio nella Sua infinita sapienza, conoscendo la resistenza dell’uomo alla fede, fece in modo che molte persone fossero testimoni di questo evento. Anche i discepoli di Gesù, i Suoi stessi amici, accolsero la notizia con diffidenza, mentre i Suoi nemici la screditavano. Eppure nonostante l’incredulità degli amici e l’ostilità dei nemici, la resurrezione di Gesù rimane un fatto incontestabili.

Proprio nella resurrezione di Gesù, vengono alla luce, anche se attraverso cose lasciate vuote, tre promesse, mi spiego, non promesse vuote, prive di senso o fondamento, ma tre cose che per il fatto stesso d’essere vuote, prive cioè del loro contenuto, ci possono dare promesse degne di fiducia.

Tre cose lasciate vuote in questo racconto che sono in sé stesse cariche di veraci e realizzate promesse: una croce lasciata vuota, una tomba lasciata vuota e delle fasce lasciate altrettanto vuote. Il fatto stesso che ciascuna di queste cose sia stato trovata del tutto vuota ci assicura che le promesse di Dio sono degne di fiducia. Queste cose non potevano trattenere Gesù. Egli non poteva essere trattenuto dalla croce, dalla tomba, e nemmeno dalle Sue strette fasce, noi possiamo essere sicuri che le promesse di Dio per la nostra vita sono altrettanto reali e autentiche.

Una croce vuota: È proprio perché la croce era stata lasciata vuota che noi abbiamo la promessa dell’effettivo perdono dei nostri peccati. Proviamo a ritornare al primo mattino di Pasqua. È ancora notte, il sole non si è ancora levato. Alcuni seguaci di Gesù, delle donne, si stanno recando alla sua tomba. Era già mezz’ora che stavano camminando. Una profonda tristezza le attanagliava, tanto che non avevano nemmeno voglia di parlare. Il compito che si apprestavano a svolgere era altrettanto triste: dovevano ungere il cadavere di Gesù, come si usava allora, di oli aromatici. Non avevano potuto farlo prima, di sabato, perché le convenzioni religiose avevano loro impedito di operare anche solo questo gesto pietoso. Giungono in cima ad un sentiero in salita e si guardano attorno, immobili, quiete. A destra, proprio fuori la città, si trova l’orribile memoria di ciò che era accaduto solo pochi giorni prima, in cima alla collina il Golgota, o la collina del teschio, vi sono tre croci su cui era stata eseguita una terribile condanna a morte. Ieri era sabato, e nessuno le aveva rimosse di là. Così esse erano rimaste in piedi, una memoria vuota dell’orrore del venerdì. La croce di mezzo è quella sulla quale era stato crocifisso Gesù. Il palo principale gronda di sangue: sangue della schiena di Gesù prodotto quando i soldati romani avevano flagellato Gesù con una speciale frusta provvista di punte di ferro; un altro soldato romano aveva scagliato una lancia contro il suo costato per accertarsi che fosse morto. Era morto davvero. I soldati sapevano che Gesù era morto. Lo sapevano i romani, lo sapevano i giudei. Gesù era morto davvero: ecco perché voglio che guardiate la croce questa mattina. È il posto dove Gesù era morto. Oggi, però, è vuota. Vuota del corpo di Gesù, ma piena delle promesse di Dio, piena di speranza, per voi e per me. La promessa della croce vuota è che voi e io che riponiamo in Gesù la nostra fede, siamo perdonati; Gesù ha pagato il prezzo, la pena per i nostri peccati. Su quella croce Gesù ha pagato il prezzo del nostro peccato . Romani 5:8; Atti 4:12 Quando Gesù tirò il suo ultimo respiro, gridò: “È compiuto”. La pena è stata pagata. Su quella croce, quella croce vuota.

Una tomba vuota 3 Torniamo ora alle nostre donne. Dopo aver fatto una breve pausa per contemplare la croce, continuano sul sentiero che porta giù verso la tomba dove era stato deposto il corpo di Gesù. Non ci avevano pensato ed ora si pongono la domanda: “Chi ci potrà aiutare per spostare il masso che ostruisce la tomba di Gesù”? Avevano ben motivo di essere preoccupate: la pietra che era stata posta davanti alla tomba di Gesù era grande e pesante, quintali. Non solo questo, ma i romani le avevano apposto dei sigilli, tanto che nessuno avrebbe potuto – anche se avesse voluto – spostarla senza il loro permesso. Improvvisamente sentono la terra tremare. Avvicinandosi al luogo della sepoltura si domandano ancora che possa essere successo. Arrivano e trovano cose ancora più sorprendenti. I soldati sono a terra, sembrano aver perso i sensi. La pietra è stata rimossa. Delle figure luminose, degli angelo, siedono accanto alla tomba e, rivolgendo loro la parola, dicono: Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato”. È nel fatto della tomba vuota che sta la verità della risurrezione di Gesù Cristo e della promessa che ciascuno di noi che si è affidato a Lui risorgerà anch’egli a vita eterna. Per coloro che conoscono Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore, la morte non è più qualcosa da temere; abbiamo la promessa che un giorno vivremo per sempre con Lui in cielo La tomba vuota è il modo che Dio ha di dirci “non temere, la morte non può più farti del male. Perché la tomba era vuota? Perché Gesù era risuscitato dai morti. Egli dice: “Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete” . La promessa per noi è che potremo attraversare l’esperienza della morte e vivere.

Fasce vuote 12 un’altra promessa ancora che io vorrei che consociate anche sulla Pasqua. È la promessa implicita nelle vesti vuote. Ritorniamo al nostro racconto. Dopo che l’angelo aveva parlato alle donne, immediatamente esse ritornano dagli apostoli e raccontano loro ciò che era loro avvenuto. Con questa incredibile notizia Pietro e Giovanni corrono subito alla tomba per accertarsi essi stessi di ciò che era avvenuto. Non appena arrivano, Giovanni si ferma fuori dalla tomba e Pietro vi entra. Pietro trova solo le fasce con le quali il corpo di Gesù era stato avvolto. Anch’esse sono vuote. Questo poteva significare solo una cosa: Gesù era vivo! Se qualcuno avesse rubato il corpo, egli non avrebbe rimosso le fasce e riposte piegate bene lì accanto e lasciate lì. Davvero Gesù è risorto! Non sarebbe passato molto tempo che Gesù appare a Maria Maddalena ed a tutti gli apostoli, e poi a più di 500 persone. Gesù si sarebbe seduto con loro, avrebbe camminato con loro, parlato con loro, mangiato con loro. Ancora una volta sarebbe stato loro possibile stare in comunione con Gesù. La promessa delle fasce vuote: Gesù è vivente e vuole avere comunione con noi. Egli è un Salvatore vivente, e desidera avere un rapporto personale con me e con te.

La croce non lo aveva potuto trattenere, la tomba non lo aveva potuto contenere, le fasce non erano più necessarie, perché Gesù è vivo! Egli ha pelle ed ossa, come pure un volto riconoscibile. Parlava, toccava, amava, guariva. Lo aveva fatto il giorno della risurrezione e lo può fare ancora oggi.

Quest’oggi vorrei fare una domanda importante: Conoscete voi Gesù Cristo? Non intendo chiedervi se sapete qualcosa su di Lui. Conoscete veramente Gesù Cristo? Vedete, si può conoscere qualcosa di qualcuno, ma non conoscerlo veramente.

Quella prima domenica di Pasqua, quando le donne erano andate alla tomba, non avevano idea su ciò che stava per succedere loro. Laggiù, in distanza, c’era una croce vuota, la promessa che i loro peccati erano stati perdonati. Alla fine del loro cammino vi era una tomba vuota: la promessa della loro vita eterna. Dentro la tomba vi erano fasce vuote: la promessa che esse avrebbero ancora potuto avere uno stretto rapporto personale con Gesù Cristo, il loro vivente Salvatore. Le promesse che esse avevano scoperto quel giorno possono essere anche per noi oggi. La domanda che oggi vorrei pure farvi è questa: “Siete disposti a prendere Dio in parola?

La sfida

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La sfida

Isaia 6:1-9

Nella nostra vita, ci possono essere momenti particolari, buoni o difficili, momenti di gioia o di forte crisi, di benedizione o di sofferenza, qualsiasi momento è provvidenziale per capire quello che prima non avevamo mai capito, per spingerci in una direzione nuova nella nostra vita. Molti hanno crisi in famiglia, o la malattia, un litigio o forse ci è stata chiusa una porta lavorativa, la realizzazione del sogno della nostra vita, che fare? davanti a noi non si prospetta nulla di buono. Per qualcun altro la crisi è di carattere spirituale. Stai lottando con una decisione che determinerà la direzione della tua vita. Stai lottando con Dio e non è ancora chiaro quale ne sarà il risultato; insicuro, più volte sollecitato ad affidare la tua vita al Signore Gesù Cristo, e non hai ancora preso questa decisione, incerto. Non hai forse ancora la certezza se andrai in Paradiso; non sei del tutto sicuro che i tuoi peccati siano perdonati. Forse non sei sicuro di avere veramente un rapporto personale con Gesù Cristo. Qualunque sia il problema o la tua crisi, è come una porta che può aprirsi verso un nuovo e più profondo rapporto con Dio, se cerchiamo nella direzione giusta, in tempo di crisi le scaglie cadono dai nostri occhi per vedere correttamente il piano di Dio per la nostra vita. Consideriamo 5 tappe prima di una chiara visione:

Comprendere: 6:1-3 Isaia prima di tutto comprende chi è Dio, il Santo Santo Santo... Non sappiamo quanto Isaia, prima di questa esperienza, avesse fede in Dio e fosse impegnato verso di Lui; era sicuramente membro del popolo di Dio, il popolo eletto, ma come succede oggi, possiamo essere membri di una chiesa per tradizione o per altri motivi, senza avere un fede consapevole ed impegnata. Non che essere membri di una chiesa “per tradizione” sia giusto, no, E’ necessario esserlo per i giusti motivi. Non dobbiamo mai considerarlo normale ma “accade”…

L’esperienza più importante e decisiva della nostra vita è conoscere Dio. Comprendere; a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo. Filippesi 3:8; Isaia aveva compreso chi fosse Dio, fa questa esperienza nel vedere creature celesti, i serafini, che gridavano: “Santo, santo, santo, è l’eterno degli eserciti. Tutta la terra è piena della Sua gloria” (6:3). Noi non dobbiamo aspettarci necessariamente una visione di quel tipo; ma un incontro di quel genere è possibile e dobbiamo desiderarlo. Che idea ci siamo fatta noi, però, di Dio? E’ un’immagine autentica oppure falsata? spesso noi ci facciamo di Dio delle immagini mentali non corrispondenti, false, degli idoli. Il vero volto di Dio lo si conosce dalle Scritture; studiare la Bibbia, meditarla diligentemente, perché è solo là che vinceremo la nostra ignoranza, i nostri pregiudizi, e le nostre idee sbagliate su Dio. Non conta nulla quello che noi pensiamo su Dio o ci piacerebbe che Lui fosse, conta quanto Egli stesso di Sé ha rivelato nella Bibbia.

Consapevoli: 6:5 Non appena Isaia vede come Dio è veramente, apre gli occhi su sé stesso riconoscendosi totalmente sporco, contaminato dal peccato, indegno della presenza di Dio, anzi, consapevole di meritare di essere solo cacciato via dalla Sua presenza “Povero me! Sono rovinato!

Tutti coloro che hanno visto il riflesso della gloria di Dio come veramente Egli è sono stati allo stesso tempo colpiti dalla propria indegnità e peccato. Pietro “Signore, allontanati da me, perché sono un uomo peccatore” Luca 5:8. Più siamo vicini a Cristo più scopriamo quanto siamo peccatori ed indegni. Il fatto di essere consapevoli del nostro peccato e di essere in colpa davanti a Dio è un segno di vita spirituale. La condizione più pericolosa in cui noi ci potremmo trovare è di non avere alcuna consapevolezza di essere in forte debito davanti a Dio, anzi, di credere di essere “a posto” davanti a Lui, o di non aver poi fatto granché di male …in fondo. Dopo aver compreso chi è Dio, dobbiamo essere consapevoli di chi siamo noi veramente, peccatori Ci siamo “evoluti”, anzi, degradati di pari passo con il mondo, ed abbiamo permesso che la mentalità di questo mondo si infiltrasse anche nel nostro modo di pensare e di vivere. Così le cose che un tempo venivano considerate giustamente un peccato, ora sono la normalità, quello che è male è diventato bene, e il bene, male. È necessario la 3° tappa…

Confessione: 6:6 La comprensione che Isaia aveva avuto di Dio e la consapevolezza del proprio peccato, lo aveva portato a fare un terzo passo. Isaia non aveva solo preso coscienza del Suo peccato, lo aveva confessato apertamente. Dio ci userà nel modo che Egli vuole usarci se confessiamo il nostro peccato e siamo ripieni di Spirito Santo. Salmo 32…; Salmo 66:18 Se avessi serbato il male nel mio cuore, il Signore non mi avrebbe dato ascolto

Purificazione 6:6-7 Comprensione, convinzione di peccato, confessione, c’è un quarto passo: la purificazione. Notate che Dio aveva fornito una soluzione per i peccati di Isaia, perché del carbone era stato tolto dall’altare. L’altare prefigurava che 800 anni dopo sarebbe venuto il Salvatore Gesù Cristo, che sarebbe morto sulla croce. Il Suo sangue sarebbe stato versato ed asperso sulla porta del nostro cuore, per poter essere purificati dal Sangue di Cristo. Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui. 2 Corinzi 5:21.

Pensare che Cristo che diventa peccato, il tuo peccato- le cose che tu hai fatto, le cose che tu hai pensato; e poi pensare che Egli è morto ed è risorto per te, per poterti purificare! Quando ricevi Gesù come tuo personale Salvatore Egli scrive il tuo nome nel “libro della vita”. Apocalisse 21:27; 7:14 Solo Dio può perdonarci e purificarci. Ed Egli ha provveduto questo per noi come un dono da ricevere. Non dobbiamo lavorare per guadagnarcelo. Tutto quello che dobbiamo fare è riceverlo con fiducia, ed Egli verrà nella nostra vita. 5° tappa

La sfida 6:8 Perché il Signore ha fatto questa domanda? Possiamo considerarla una sfida?

Egli desidera che uomini e donne nel mondo intero giungano a conoscerlo. Essi però non verranno mai a conoscerlo se non odono l’Evangelo. Dio guarda questo povero mondo, ribelle, cattivo e tutto questo spezza il Suo cuore. Egli non si accontenta di guardarlo da lontano e di lasciare che esso continui per la sua strada in un’eternità senza Cristo, e dice: Chi manderò? E chi andrà per noi? La seconda ragione per cui Egli pone la domanda è che il messaggio di Dio richiede dei messaggeri. Romani 10:14,15 ; Dio vede la gente attraverso la compassione dei Suoi occhi, e il suo amore, e la forza della croce, ed Egli vuole raggiungerla Egli ha scelto voi e me. Accettiamo la sfida ? Isaia rispose: “Eccomi, manda me!” 6:8. Dio non aveva promesso ad Isaia che questo sarebbe stato facile, o affascinante, o romantico. Certo, è bello prendere un aereo ed andare chissà dove nel mondo, ma se non lo facciamo qui, se non conquistiamo per Cristo proprio qui le anime che qui abitano, se non testimoniamo qui la nostra fede in Lui, se non Lo serviamo proprio qui, Egli non ci potrà usare altrove. Dobbiamo essere fedeli prima nel luogo dove siamo. Egli ci chiama a considerare la Sua opera prima della nostra carriera, a lottare in preghiera sulla missione che noi abbiamo nella vita. Dio ci chiama a guardare al mondo ed a vederlo come Lui lo vede, e rispondere alla Sua domanda: “Chi manderò, e chi andrà per noi?“.

Quale risposta diamo personalmente a questa domanda. Pensiamoci. Con la nostra vita possiamo fare mille cose, ciò che vogliamo, possiamo trascorrerla in mille modi diversi, ma quanti di questi modi potranno permetterci alla fine di non avere alcun rimpianto? L’unico modo in cui lo potremo fare è essere un seguaci del Signore Gesù Cristo.

La vita dunque ci mette davanti a dei momenti di crisi: davanti ad essi non disperiamo, ma utilizziamoli a nostro beneficio come dell’opportunità di una porta aperta attraverso la quale, passando, possiamo dare una nuova svolta alla nostra vita.                                                                                                                                                   Accetta la sfida! Eccomi manda me!

Quante volte?

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Quante volte?

Matteo 18:21-35

Quante volte? la pazienza ha un limite! Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a che punto si possono tollerare “certe cose”? Fino a quanto si può tollerare chi ci fa dei torti? Fino a che punto, quanto si deve o si può perdonare? Ci dovremmo meditare spesso su quest’argomento. Quante volte Signore? La pazienza, nella prospettiva del Signore Gesù, è sicuramente molto estesa, 2 Pietro 3:9 La domanda che pone Pietro, dà l’opportunità a Gesù di raccontare una parabola su un uomo che, pur essendogli stato condonato un debito immenso, aveva dimostrato di non aver imparato l’importante lezione, allora mi chiedo, la comprendiamo noi? Spesso i nostri atteggiamenti vanno corretti; la parabola sul perdono sorge, nel contesto di questo vangelo, da un discorso dove Gesù insegna la prassi da adottarsi nel caso in cui un Suo discepolo subisca un torto da un altro fratello in fede. Egli esorta a cercare in tutti i modi di risolvere la questione, ma, di fronte all’ostinata da parte del colpevole di ravvedersi e di ristabilire la pace, Gesù afferma Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano…, perseguire l’armonia e la pace è un preciso dovere dei Suoi Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti” (Romani 12:18). Questo, non vuole dire tollerare ogni cosa, ma impegnarsi sempre per la riabilitazione e la riconciliazione, eliminando il più possibile dal nostro cuore ogni malanno. “Allora…: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» . E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” 21, 22. I rabbini insegnavano che un israelita dovesse perdonare per tre volte un peccato ripetuto, ma che dopo tre volte non vi dovesse essere più perdono. Pietro suggerisce qui sette volte, probabilmente, così facendo, sentiva di essere già molto magnanimo. Gesù quindi racconta la parabola del servitore spietato che insegna ad impostare i rapporti interpersonali nella comunità cristiana alla mitezza ed al perdono. Quante volte?

Renditi conto: innanzi tutto ci dobbiamo rendere conto della necessità nostra di costante perdono. Infatti“…..il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi” Dio non ci deve nulla se non la condanna. La Sua ira verso ogni trasgressione alle Sue leggi, è del tutto santa e giusta. “Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio” Ro 3:19 …perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti” Atti 17:31. Gesù è il Figlio del Re, il giusto Giudice della fine dei tempi. Noi siamo le Sue creature, rese responsabili verso di Lui e chiamate ad ubbidirgli ed a servirlo. I discepoli di Gesù si muovono nell’ambito del servizio a Dio, siamo chiamati individualmente a rendergli conto di noi stessi e di come e per chi abbiamo speso la nostra vita. 24-27 Questo servitore aveva accumulato un debito verso il suo padrone di tali enormi proporzioni, un debito che non avrebbe potuto neanche solo sperare di poter pagare. È la cifra di svariati milioni. Non solo Dio ha precisi diritti sulla nostra persona; non solo gli dovremo rendere conto della nostra vita, ma abbiamo verso di Lui un debito immenso! Quel debito non si riferisce solo ai beni di ogni genere che Egli ci ha dato, ma anche il nostro peccato, ogni nostro peccato (piccolo o grande che sia) è gravissimo e giustamente merita “il massimo della pena”. Quell’uomo, non ha di che restituire il denaro che il re, per poter saldare questo debito, il re comanda al servitore di vendere tutto ciò che possiede, sé stesso e la sua famiglia, però, il valore non basta. Così il servitore chiede di avere del tempo supplementare per ripagare ogni cosa. È un’evidente impossibilità dato l’ammontare del debito. Potremmo mai espiarlo completamente? No. Innanzi tutto allora alla domanda: ma quante volte? Renditi conto! Accade però l’impensato, mosso a compassione per la situazione impossibile, quel signore gli fa la grazia di condonargli tutto il debito! Questo è l’annuncio dell’Evangelo. A causa dei nostri peccati, noi meritiamo giustamente da parte di Dio “il massimo della pena”. Per nessuno c’è speranza di uscirne. Dio, però, manifestando la Sua misericordia, decide di concedere la grazia della salvezza e del perdono. Il debito viene pagato da Cristo condonato. Ci rendiamo conto non solo l’enormità del nostro debito verso Dio, ma anche l’enormità del perdono Pensate la gioia, la riconoscenza di chi riceve questo dono, una gioia indescrivibile.. Pensate, che l’uomo, avesse compreso quello che il signore gli aveva fatto, pensate che aveva compreso la lezione di vita che gli aveva insegnato? No. E noi ripetiamo quante volte!

Limite della pazienza: 28-31. La reazione del servitore perdonato è scioccante. Dopo essere stato graziato in modo così meraviglioso, che fa? Procede nel cercare di ricuperare un debito che a sua volta aveva da un suo collega di servizio e ricorre persino alla violenza fisica pur di ottenerlo! Cento denari, circa un mese di lavoro sostanzioso, ma in confronto a quello aveva condonato era poca cosa Entrambi i debitori fanno un identico appello ai loro creditori, ma il servitore in credito non si lascia impietosire, il suo cuore rimane duro e spietato. Fa gettare il suo collega in prigione finché quest’ultimo non abbia trovato modo di fargli riavere i soldi che gli deve! Quante volte? La cosa non rimane inosservata. 32-34 Il re ora riconsidera quello che aveva fatto e torna ad esigergli la restituzione, perché si rende conto del carattere del servo debitore. Non sottovalutiamo, la cosa! La preghiera di Gesù è rimetti i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitoriPerché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. Allora Quante volte?

Di vero cuore 35. Al termine di questa parabola, Gesù mette a confronto la situazione. Il Signore rappresenta un Dio che, sì, è disposto ad un generoso perdono, ma anche ad una punizione senza pietà alcuna. Dio non può perdonare coloro che sono privi essi stessi di compassione e di pietà perché Egli stesso è pieno di queste qualità, queste caratteristiche. Coloro che Dio ha perdonato, però, si devono pure perdonare vicendevolmente. Questo dimostra di aver capito lo stile di vita che Gesù insegna. Un discepolo che non perdoni di vero cuore così com’è stato perdonato, dimostra di non avere mai avuto in primo luogo ricevuto il perdono da parte di Dio, di non avere il carattere del servo fedele. Gesù, così, conclude come l’aveva iniziato, con un riferimento al Regno dei cieli. La mitezza è necessaria per entrare nel Regno dei cieli, perché implica l’umile accoglienza del dono del perdono da parte di Dio, che deve continuare a caratterizzare il discepolo di Cristo L’amorevole interessamento per il prossimo e lo spirito di perdono devono essere i segni che contraddistinguono la comunità dei credenti nel cui mezzo Egli, come Figlio di Dio, è presente.

Quante volte? Nulla è più difficile che un perdono sincero; nulla è più comune che un prolungato risentimento e indisponibilità a perdonare.

Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Ce l’hai la risposta? Renditi conto, meritavamo il massimo della pena, ma Gesù ha pagato il mio e il tuo debito! L’uomo mette limiti nel perdono, Dio non ha limiti nel perdonare! Quante volte?… Una è sufficiente, di vero cuore! Amen te la senti? Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe…

L’influenza della preghiera

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L’influenza della preghiera

Esdra 9:15;10:1

La Bibbia ci avverte contro il pericolo di imitare il male. Non v’ingannate: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi».” 1Cor 15:33 Però, la Bibbia parla anche moltissimo di quanto è importante imitare coloro che camminano bene. Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo.” (1Cor 11:1) Vi esorto dunque: siate miei imitatori.” (1Cor 4:16 )Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi.” (Fil 3:17 ) Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri sino alla fine il medesimo zelo per giungere alla pienezza della speranza, affinché non diventiate indolenti ma siate imitatori di quelli che per fede e pazienza ereditano le promesse.” (Ebrei 6:11-12 )

Esdra insieme a Nehemia sono stati uomini che Dio ha usato non solo per restaurare le mura e il tempio di Gerusalemme ma anche per ricostruire l’aspetto spirituale e morale del popolo di Dio. Il peccato che il popolo aveva commesso prendendo per moglie le figlie dei paesi stranieri era grave. Nella preghiera di confessione elevata da Esdra questo elemento viene chiaramente marcato e specificato. L’influenza che Esdra ha avuto sul popolo a motivo del suo coinvolgimento, egli ha elevato per primo una preghiera di confessione. Questo suo gesto come evidenziato in Esdra 10:1 ha fatto si che altri si radunassero intorno a lui. Vogliamo dunque essere uomini di Dio che possono influenzare bene il popolo del Signore, chiediamoci che impatto ha la nostra vita su quella degli altri, cosa stiamo trasmettendo ai fratelli, in quale direzione trasciniamo i credenti?

Vivere così richiede umiltà. Uno deve umiliarsi per poter riuscire a riconoscere che ha bisogno di crescere e che alcuni fratelli camminano meglio di lui. Infatti, l’orgoglio ci spinge a cercare un rapporto stretto con coloro che sono più o meno al nostro livello, o ancora più immaturi di noi. Se si trascorre del tempo con credenti più maturi, si tende ad evitare certi discorsi con loro.

Umiltà anziché orgoglio, ci fa diventare sempre di più come Cristo Gesù, allora sì che cercheremo la comunione con coloro che ci sono di buon esempio, per osservare attentamente la loro vita, in modo da poterli imitare. Esdra influenza gli altri nella preghiera!

Il cuore di Esdra: vissuto in mezzo a un popolo trascinato nel peccato. Tristemente, tanti Giudei che erano tornati, nonostante avessero toccato con mano sia la dura disciplina di Dio nella loro vita, ma anche i grandissimi benefici e benedizioni che Dio aveva elargito, scelsero di mischiarsi con quei popoli non salvati, e così, furono contaminati spiritualmente. Scelsero di peccare contro Dio.

Esdra non cercava alcuna gloria, non cercava di essere visto “come quello bravo”, ma cercava di dare tutta la gloria a Dio. Non cercava nulla per sé ma Esdra 7:10 si dedicò con tutto il cuore allo studio e alla pratica della legge del SIGNORE, e ad insegnare questa legge al popolo di Dio. Un cuore era dedicato interamente alle cose di Dio, non può che influenzare.

Esdra non era distaccato dal popolo: viveva i problemi del popolo, era coinvolto emotivamente e si sentiva responsabile per il loro buon andamento. Esdra 9:3-4; era costernato, umiliato, a terra per quanto era aggravato alla notizia di questo peccato in mezzo al popolo di Dio. Oh se avessimo anche noi un peso così grande per il peccato! Ricordiamo che questo peccato non riguardava Esdra direttamente. Egli non aveva preso una moglie pagana! Egli non aveva approvato questo peccato, e nemmeno aveva chiuso gli occhi a questo peccato. Eppure, poiché questo peccato riguardava il suo popolo, Esdra, stava malissimo al solo pensiero di quanto questo peccato offendeva Dio. Ma non si è scostato, non ha fatto finta di nulla, ma si è prostrato ai piedi del Signore per intercedere. Lungi da noi creare barriere; non esiste nel corpo di Cristo, siamo la famiglia del Signore. I ruoli possono essere divisi secondo la chiamata che Dio dà ma nessuno è superiore all’altro. Non c’è dubbio che la Scrittura insegna il rispetto dovuto a chi presiede. 1Tim.5:17-19 allo stesso modo al conduttore abbia riguardo al gregge affidatogli 1P 5:1-4.

Esdra prega, non si è distaccato 9:15; prega per riconoscere la colpa, per sottolineare il fatto che il loro peccato era senza scuse, prega per riconoscere la giustizia di Dio nella Sua disciplina, prega per riconoscere che loro meritavano molto peggio di quella disciplina che Dio aveva mandato. Molti passi biblici servono per darci esempi da evitare, ed altri ci danno esempi da imitare. Esdra influenza con la sua preghiera il popolo! E Tu?

Esdra non era privo di un senso di responsabilità verso Dio: Quest’uomo comprendeva che il popolo apparteneva a Dio e non a lui. Esdra non poteva trascinare Israele o influenzarlo in una direzione opposta a quella voluta da Dio, era consapevole di dover semplicemente amministrare la verità e fare tutto il possibile affinché insieme si ubbidisse ai comandamenti del Signore. Paolo ci ricorda il motivo per cui Cristo ha dato dei ministri alla chiesa Efesini 4:11-15. A Timoteo è espressamente detto di affidare l’insegnamento a uomini in grado di dividere rettamente la Scrittura 2 Timoteo 2:1-2;14-18. La preoccupazione e il senso di responsabilità di Esdra era tale che lo spinse a cercare la faccia di Dio e iniziare lui per primo ad invocare perdono e grazia. Non poteva rimanere indifferente o superficiale era disposto di stare sulla breccia e implorare il favore di Dio. Ezechiele 22:29-31. Signore aiutaci a stare sulla breccia ed ad imparare da Esdra.

Esdra non è rimasto solo: Il suo coraggio e la sua umiltà ha prodotto un ravvedimento profondo e genuino nei cuori di tutto il popolo. Esdra 10:1… Bastava la preghiera di un uomo per accendere una reazione generale. A volte si può credere di essere soli, come lo credeva il profeta Elia ma vi sono altri che desiderano fare la volontà di Dio, se ci umiliamo davanti al Signore con coraggio, con un cuore dedicato al Signore, influenzeremo le persone intorno a noi, e come per Esdra altri stanno semplicemente aspettando una scintilla che li incendia, una persona che li trascina nella giusta direzione 1 Re 19:13-15,18. Dio lo dice a te stasera, “che fai qui!” non temere non sei solo, io ho sempre un residuo che non piega le ginocchia ad altri idoli, ma mi serve. Dio vuole che siamo degli edificatori guidati dallo Spirito Santo per combattere con diligenza. Insistiamo in tempo e fuori tempo operando come degli agricoltori diligenti seminando e innaffiando con fiducia che Dio farà crescere.

Ricostruire sulle rovine non è cosa facile, ma con il cuore e il sentimento di Esdra, il Signore stesso aggiungerà alla nostra preghiera altri, affinchè l’aspetto spirituale e morale sia ricostruito nei cuori di quanti sono abbattuti, scoraggiati, ma anche schiavi, legati dal peccato, allontanati dalla grazia di Dio. Il Signore ha messo come dei cedri in mezzo al suo popolo e dobbiamo essere consapevoli che la sorte dei cipressi dipenda anche da noi.  Esdra 10:1

 Signore facci come Esdra influenti nella preghiera!

Credenti Tiepidi

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Credenti tiepidi

Apocalisse 3:14-22

Nelle lettere alle 7 chiese dell’Apocalisse, Cristo si identifica con qualità diverse, in base a ciò che ha da dire a quella chiesa; il nostro sguardo va sulle sue meravigliose qualità. Cristo ha tanti titoli, perché è Dio, e dunque è impossibile descriverLo con un titolo solo. E’ l’Amen di Dio, che vuol dire “verità”, “così sia”. Gesù è il “sì” di ogni promessa di Dio, è il tutto della vita cristiana, è la vera salvezza, non è uno dei benefici della salvezza, Cristo è la salvezza! Cristo è il testimone fedele e veritiero. Più volte, menzionato come veritiero; la Sua Parola, è il metro con il quale possiamo misurare ogni cosa; vuol dire che ciò che dice riguardo a noi è vero! Gesù Cristo è il Principio di tutta la creazione, cioè, non esiste nulla in tutta la creazione che sia fuori del controllo di Cristo. Non sono in grado di capire tutto quello che succede, ma posso capire che Cristo è il Sovrano Signore, e che Egli mi ama e ha cura di me. Cosa trova in questa chiesa? Apocalisse 3:15-17 Che cosa terribile! Egli dichiara che la chiesa è tiepida, non è né fredda né fervente. Inoltre, la chiesa vede se stessa in modo falso: si vede come spiritualmente ricca, in buone condizioni . Cosa vuol dire, che una chiesa è tiepida? essere tiepidi? La chiesa era viva. Non era una chiesa morta, come lo era la chiesa di Sardi. No, questa chiesa aveva dei credenti viventi. Non era una chiesa con dottrine sbagliate, come lo erano le chiese di Pergamo e Tiatiri. Non era una chiesa senza opere. Faceva delle opere per Cristo. Non era una chiesa senza amore. Aveva amore per Cristo e gli uni per gli altri. Aveva tutto quello che doveva avere, almeno esteriormente. Però, lo faceva per abitudine, o altri motivi, non per zelo. Era tiepida!Viva, ma non vivace, in senso spirituale. Aveva amore per Dio e per altri credenti, ma non aveva fervore. Aveva la luce della verità, ma non era zelante per le verità del Vangelo. Non era piena di false dottrine, nè piena di peccatori, come varie chiese, ma non lottava di cuore contro la falsa dottrina e contro il peccato. Non camminava nel male, ma non lottava contro il male. Non abbandonava il bene, ma non si aggrappava al bene con fervore e zelo, era impegnata in altre cose. Descrizione di un credente tiepido: Frequenta la chiesa, accetta le dottrine, non cammina nei peccati visibili, però, fa tutto per abitudine. Va al culto, perché sa che è la cosa giusta da fare, ma non lo fa con zelo. Accetta le verità che gli vengono insegnate, ma non lascia che queste verità producano in lui dei frutti. Non cammina in peccati palesi, ma nemmeno è turbato e agitato nel suo cuore dai peccati intorno a sé. La sua religione è una cosa ormai quasi di abitudine. Segue le cose giuste, ma lo fa quasi per inerzia, non spinto da un forte amore per Cristo ne da uno zelo che mira a vedere Dio glorificato. Questa è un esempio di un credente tiepido.

Oltre ad essere tiepida, questa chiesa aveva il problema di non riconoscere la propria condizione. v.17 Una chiesa, che aveva una vita religiosa corretta, ma tiepida, non si rendeva conto del suo stato. Spiritualmente addormentata: Laodicea era molto ricca, probabilmente questi credenti erano benestanti. Forse credevano che la ricchezza materiale che avevano era la prova delle benedizioni di Dio. Esteriormente faceva le cose giuste, credeva nelle dottrine giuste, e non accettava peccati in mezzo a sé, questa chiesa si credeva ricca spiritualmente, senza bisogno di niente. Molto spesso, quando uno arriva ad uno stato di tiepidezza spirituale, non riesce più a vedere la propria condizione. Non vede più il suo vero stato spirituale. Però, non stava bene. Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo. Analizziamo questi aggettivi: Infelice fra tutti: (disgraziato) i non credenti sono veramente disgraziati, infelici, però sono ciechi, e non si rendono conto del loro stato. Miserabile: La chiesa era miserabile, come lo sono tanti credenti, non per condizioni esterne, ma per la sua condizione avanti di Dio. Tanti credenti hanno grandi problemi di salute o di difficoltà, di persecuzione, eppure stanno molto bene, perché sono in stretta comunione con Dio. Invece, altri credenti che possono avere tante benedizioni materiali, però, sono tiepidi, e non hanno la gioia che viene da Gesù; la loro vita cristiana è un fatto formale, non è pieno di vita e di spirito. Allora, questo tipo di credente crede le cose giuste, e fa le cose giuste, ma le fa meccanicamente, perché è tiepido, e perciò, manca la gioia e le benedizioni, e senza rendersene conto, è miserabile. Povero: in termini spirituali, chi è tiepido è anche povero, perché manca le ricchezze della vita in Cristo. Ha tutto, ma essendo tiepido, manca le benedizioni che vengono su quelli che hanno il cuore fisso su Cristo. È una condizione pietosa. Cieco: chi è tiepido è cieco. Un non credente può capire di essere senza Dio, e perciò, riconoscere il proprio bisogno. Invece una persona tiepida, vedendo che non è fredda, crede di stare bene, quando invece sta molto male e questa è una condizione molto pericolosa e triste. Nudo: una persona tiepida è anche nuda: cioè, non rimane vicino a Cristo, per essere coperto con la gloria e la giustizia di Cristo. Agli occhi di Dio, l’uomo è spiritualmente nudo, tutti i suoi peccati sono visibili. L’uomo non riesce a coprirsi nel cospetto di Dio, i cui occhi vedono ogni cosa.

Gesù vedeva la chiesa nella sua la sua triste condizione, non si rendeva conto di quanto stava male. Credeva di camminare bene, quando in realtà, era fredda, non conosceva affatto cosa vuol dire essere zelante per Cristo. Un avvertimento forte! Una chiesa fredda può facilmente riconoscere il proprio errore, e può riconoscere quanto è lontana. Per una chiesa tiepida, invece, è più difficile riconoscere il proprio stato. Ma Gesù non accetterà una chiesa tiepida. Egli “vomiterà” dalla bocca una chiesa così. Nonostante questo duro avvertimento, vediamo l’immenso amore di Cristo in quanto Egli non vuole rigettarla. Egli spiega ciò che è necessario affinché possa avere la benedizione di Cristo. v.17,18 Consiglia a questa chiesa di comperare da Lui tutto quello che gli mancava: Consideriamo questo consiglio di Cristo. Ti consiglio di comperare da me… non vuol dire che per loro è possibile pagare per ricevere queste cose. Ma questo pagare è come il pagare di cui si parla in Isaia 55:1-3 comperare da Lui, cerchiamo solo in Lui le cose vere e buone per l’anima nostra. L’oro purificato dal fuoco: rappresenta le ricchezze spirituali che ci sono in Cristo. 2 Pietro la nostra fede provata è come oro purificato. In Cristo solo possiamo avere le vere ricchezze spirituali. Vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità. Le vesti bianche rappresentano la giustizia di Cristo. L’unico modo per poter stare nella presenza di Dio è essere vestiti con la giustizia di Cristo. Allora, la nudità del nostro peccato viene coperta. Nella Bibbia, molto spesso si parla di vesti bianche. Anche qui in Apocalisse 3:5; 4:4 Del collirio per ungerti gli occhi e vedere. Senza la Parola di Dio, non siamo in grado di riconoscere la nostra condizione. Ogni uomo è spiritualmente cieco. Come credenti, se cerchiamo di capire le cose per conto nostro, siamo ciechi. Gesù è Colui che può aprirci gli occhi. Egli ci ha dato la sua Parola, e lo Spirito Santo.

Gesù nonostante tutto offre la cura per poter ritornare ad essere caldi e vicini a Lui. Che amore e che misericordia da parte di Cristo! Quanto grande è la sua grazia. v.19 Egli ama, riprende e corregge, anche in modo duro, perché Egli sa che l’unica benedizione è nello stare vicino a Lui. Egli li esorta ad essere zelanti e a ravvedersi. Io prego che ciascuno di noi possa esaminarsi, essere tiepido è un peccato terribile. Riconosciamo il pericolo di questa condizione, e se notiamo di essere raffreddati, possiamo ravvederci ed essere nuovamente zelanti per Colui che ci ha comprati con il suo sacrificio. Un ultimo invito dall’amore incredibile di Gesù v.20: Che invito tenero, e meraviglioso, e pieno di grazia, perché non è una cosa che uno merita. Egli invita teneramente ad aprire la porta a Lui. Questa è l’offerta che Egli fa a tutti quelli che Egli ama, che una volta erano zelanti, ma che sono diventati tiepidi. Come risponderai?